Great Escape è impostato sulla suggestività e sulla pretesa di valorizzare, ancora ed ancora, un modo poetico, talvolta sospeso, di suonare.
La tensione alta e l'epicità plumbea sono propagini essenziali come piante nel deserto.
1) In bilico tra la vasta elettricità del porcospino arboreo
(Last Chance To Evacuate Planet Earth Before It Is Recycled)
e l'arte generativa degli immensi
The God Machine.
Qui i CBP tornano Adesi (come non-mai nell'ultimo lustro e mezzo)
2) Traccia segni alti e sinuosi. Analitica ma gaia. Pensante, ma, non pesante. Processa il rock per estrinsecarne varie post-convenzionalità.
3) Marcia... come uva al sole, interlocutoria.
4) Interlocutoria al quadrato...
5) Nobile nel suo crescendo lieve, superba nella stesura. Vicina al massimo dei voti.
6) Viaggio tra Peach e Calexico. Originale al punto da spargerla più possibile
7) Norvegese nella struttura avant e nel pendere il tempo.
Roccia fluida. Piú di ipofisi...
8) Come se la Ciccone fosse in tour con i Sigur Ros.
Canzone bellissima ma non un capolavoro.
9) Simile e diversa alle prime otto. Eccezionale pensarla così, eccezionale sentirla suonata.
10 - 11) Narrativa e crepuscolare, debitrice e solenne: rimettiamoci a Great Escape come a qualsiasi altra forma eccellente e meravigliosa.
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