Gli accordi iniziali della title track, letteralmente rubati a "Freezing Moon" dei Mayhem che furono, ci danno il benvenuto nel terzo album di lunga durata dei finlandesi
Graveborne, gruppo in giro da dieci anni che, disco dopo disco, si è ritagliato uno spazio importante nella scena estrema del suo paese.
"1918", pubblicato dalla
Wolfspell Records, è un concept album nel quale il gruppo di Helsinki racconta le poco note vicende della guerra civile finlandese che incendiò il paese dal gennaio al maggio del 1918, lasciando dietro di se una lunga scia di morte e desolazione e mettendo lo stato nordico di fronte al suo destino di baluardo di fronte all'avanzata sovietica del tempo.
I
Graveborne, dunque, confermano come il Black Metal sia un genere molto adatto per raccontare vicende storiche come questa: il particolare mix di metallo nero anni '90, influenze punk (alla Impaled Nazarene), spunti epici ariosi e particolarmente indovinati (splendide le tastiere), folklore nordico con tanto di strumenti tipici, in cui si cimenta il quintetto risulta, infatti, perfetto per descrivere un pezzo di storia triste e affascinante verso il quale i Nostri mettono in evidenza un forte sentimento di orgoglio nazionale che si traduce, tra le altre cose, nell'uso esclusivo della lingua finlandese, elemento che esalta, ulteriormente, la particolarità di un album davvero ben riuscito.
"1918", non ci sono dubbi, è il miglior lavoro di una band che finora è stata in grado di produrre solo ottima musica ed è, inoltre, un lavoro "senza tempo" perché il suo sapore amaro e le sue atmosfere taglienti rimangono attualissime sebbene questo tipo di Black Metal abbia, ormai, quasi trent'anni sul groppone.
Un plauso particolare va all'etichetta polacca che pubblica
"1918": i
Graverborne sono, infatti, un gruppo da supportare senza alcun ripensamento poiché il loro Black Metal è carico di personalità, di sfaccettature anche molto distanti tra di loro, di intelligenza e di una carica iconoclasta davvero notevole nonostante le melodie siano elemento imprescindibile di quello che, a tutti gli effetti, è uno dei migliori lavori usciti dalla terra dei mille laghi negli ultimi anni.
Ai
Graveborne vanno i miei applausi.
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