Nel giro di pochi anni, grazie ad album come "Henbane" e, soprattutto, "Coven, or Evil Ways Instead of Love", i misteriosi polacchi
Cultes des Ghoules sono diventati un gruppo di culto, ammirato nella scena estrema underground e capace di riuscire a dire qualcosa di realmente innovativo in un mondo come il Black Metal dove, troppo spesso, sembra contare più l'immagine che il reale valore.
Con tali premesse, era evidente che il nuovo album
"Sinister, or Treading the Darker Paths" fosse uno dei più attesi dell'anno all'interno di certi "circoli" oscuri ed era altrettanto evidente che i polacchi fossero chiamati al non semplice compito di riuscire a ripetere i fasti del capolavoro precedente.
Senza timore di smentite, il nuovo album conferma il valore dei Nostri.
Diciamolo subito.
Un Black Metal molto originale, occulto, stregonesco e ricchissimo di suggestioni.
Questo è
"Sinister, or Treading the Darker Paths".
I
Cultes des Ghoules incidono quello che, a mio avviso, è il loro lavoro più doom, più tetro e sulfureo riuscendo in cinque brani, come sempre lunghissimi (sebbene molto meno che in passato), a dare vita ad un suono ipnotico, circolare (magistrale il riffing), poggiato sulle frequenze di un basso viscido e malato e su inquietanti partiture di tastiere che sono capaci, insieme con le invocazioni del singer
Marek Górecki, a dare vita ad una sorta di lunghissima litania nella quale, comunque, non mancano brucianti accelerazioni e tutta una serie di "stramberie" che rendono l'ascolto una materia difficile e, senza dubbio, dannatamente affascinante.
"Sinister, or Treading the Darker Paths" è un album malato che ti afferra la gola togliendoti il respiro e lasciandoti sbigottito di fronte ad un suono che incede ossessivo, oscuro, riverberato e devoto, in gran parte, a certe atmosfere plumbee degli anni '70 che, ne sono sicuro, fanno da base al gruppo per costruire la sua personalissima visione del Black Metal fatta di zolfo, di rituali magici, di devozione ai Necromantia dei tempi d'oro, di lancinanti suoni di chitarra e, soprattutto, di Satana.
I
Cultes des Gholues, infatti, omaggiano il maligno con cognizione di causa e cieca devozione poiché non sono semplici musicisti, ma veri e propri sacerdoti.
Questo, badate bene, è un album realmente disturbante.
Qui c'è puzza, umido, sentori di morte.
E c'è una colata di metallo nero fumante come se ne ascolta di rado.
Vi consiglio di spegnere ogni luce, chiudere ogni porta e lasciare il mondo esterno fuori: questo album vi porterà molto lontano e, forse, non sarete più in grado di tornare.
Il male è tra noi.
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