Questa band ha scelto per farsi identificare un nome che ritengo affascinante ed in grado evocare mistero e suggestioni mistiche. Il Culto di Luna, non so se sia una religione pagana praticata in Svezia, paese da cui il gruppo proviene, ma certo se è vero che il nome deve in qualche modo rappresentare la personalità di chi lo porta, non si può negare che quanto proposto nel disco non comunichi immediatamente un senso di potenza e trasporto che sembra essere frutto di estasi religiose.
Sì, l’hardcore può essere anche questo, forma tangibile dell’agognare umano alla trascendente, espresso nelle canzoni che compongono “Cult of Luna” in una dimensione forse eretica ma che in realtà spinge i confini di questo genere ancora di più a dilatarsi proprio in canzoni così difficili, brutali e feroci che rileggono sonorità ‘east-.cost’ ed allo stesso tempo rarefatte e tristi, tanto da voler scoprire il “Dark side of the sun”, per citare il titolo di un pezzo.
Ascoltare in sequenza “Sleep”, “To be rembered” “Beyond, fate”, evocanti passioni sabbathiane immerse nel tribalismo metallico di tanta musica estrema odierna è esperienza violenta e lo sarebbe anche se la band non stupisse completando il suo suono con strumenti ad archi e piano i di fusi al claustrofobico noise tirato fuori dalle chitarre. Mentirei se dicessi che è stato facile affrontare “Cult of Luna”, ma non posso non rivelare un forte legame nato con questo lavoro, una passione che nasce per il rispetto in chi crede, come questi musicisti, nella musica, anche se così ostica.
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