Partiamo dalla fine … com’è il nuovo album degli
Ultha ? Buono, molto buono … Perché ? Perché era l’album che i fans di lunga data aspettavano e perché sarà l’album che li farà “scoprire” a chi pensava fossero solo l’ennesima black metal band …
“The Inextricable Wandering” è un album nero, cupo e profondo, esattamente come l’ottimo predecessore
“Converging Sins” o il debut
“Pain Cleanses Every Doubt”, e allora cos’ha di “nuovo” o di “migliore” ? Di nuovo ha poco, nel senso che le caratteristiche del sound della band teutonica sono rimaste pressoché invariate, parlo ovviamente di lunghi momenti doomish alternati a sfuriate più classicamente black e per toglierci qualsiasi dubbio basta ascoltare la opening track
“The Avarist (Eyes Of A Tragedy)”, che tra sbalzi d’umore e alternanze d’atmosfere ci portano su delle montagne russe emozionali difficile da digerire, oppure “basta annegare” nei 18 minuti della conclusiva
“I’m Afraid To Follow You There” per ricadere nel folle abisso di
“The Night Took Her Right Before My Eyes”, pezzo che apriva il precedente album … A tutto ciò però va unita una vena più melodica, quasi post black, che negli stupendi 10 minuti di
“With Knives To The Throat And Hell In Your Heart” ci fanno ascoltare come si può andare oltre il black senza per questo planare su squallidi lidi commerciali … In questo pezzo alcune melodie mi hanno ricordato quelle degli ultimi
Ghost Bath e
Harakiry For The Sky, senza però per questo assomigliare a nessuno, anzi gli
Ultha sono riusciti a carpire da entrambi le migliore linee melodiche, stando però bene attenti a non farle diventare predominanti nel loro sound, ma usandole con classe e parsimonia. Ottima anche “l’evoluzione delle vocals” passate da semplici grida disperate a veri inni alla sofferenza comunque più digeribili e vari fino ad approdare al “parlato” di
“We Only Speak In Darkness” vera e propria litania dove la sofferenza e il mal di vivere ti attanagliano lungo tutto l’ascolto. Rimango convinto che per una band come questa sia molto più difficile riuscire ad evolvere il proprio sound rimanendo fedele al passato ma non per questo ripetendosi all’infinito, gli
Ultha di
“The Inextricable Wandering” sono riusciti in questo difficilissimo intento, proponendoci un album ostico ma possibile, fortemente impregnato del loro classico sound ma non per questo fermo ed inerme su se stesso, un album, il terzo, che va ben oltre il classico mix tra la spontaneità del primo e la voglia di osare del secondo … Sono fortemente impressionato da questo genere di band che sanno forgiare un sound proprio e che hanno comunque il coraggio di osare, non di sputtanare, quanto fatto in passato … Sarebbe stato facile fare un
“Converging Sins PT II” , visto che i riscontri erano stati ottimi, gli Ultha invece hanno rischiato e hanno vinto … Lode ai vincitori !
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