Nati dalle ceneri dei
Cryptal Darkness, gli australiani
The Eternal pubblicano, dopo un lungo periodo di gestazione, il loro sesto full-lenght,
Waiting for the Endless Dawn, un album tanto bello quanto impegnativo.
Molti cambiamenti si sono susseguiti nello stile della band fondata da
Mark Kelson, come si evince anche dalle varie modifiche nella grafica del monicker. L'arrivo del tastierista
Martin Powell, già presente nel precedente
When the Circle of Light Begins to Fade, datato 2013, sembra aver contribuito ad una definizione più matura e personale del sound, inquadrabile in un doom metal dalle tinte dark e progressive, molto malinconico ma anche molto melodico. Powell, noto per le sue precedenti collaborazioni con
My Dying Bride, Anathema e Cradle of Filth, ha certamente dato un contributo importante nel dilatare i tempi della band orientandola più marcatamente verso i sentieri del doom.
Waiting for the Endless Dawn è un'opera massiccia e al contempo delicata, che si dispiega a passo lento, con sonorità fluide e una voce morbida e molto melodica. Con una durata di ben 75 minuti l'impatto non è immediato, ma necessita di una graduale e totale immersione.
Una proposta molto ricercata, impreziosita da violini, pianoforte, dalla voce suadente di
Emily Saaen, e da sonorità raffinate che si riallacciano direttamente ai
Pink Floyd, molto evidenti soprattutto nell'apertura del brano iniziale
The Wound e in
Don't Believe Anymore.
In the Lilac Dusk vanta la fortunata collaborazione con
Mikko Kotamäki, voce dei maestri del doom finlandesi
Swallow the Sun. Il brano, strutturato su di una eterea melodia di pianoforte alla quale si affiancano man mano violino e gli altri strumenti, prende corpo in un growling profondo e incisivo, toccando indubbiamente uno dei massimi vertici espressivi di tutto l'album.
Waiting for the Endless Dawn è una grande opera, ricercata ed elegante, fatta di poesia, di ritmi pacati e di melodie accattivanti. Non c'è dubbio. C'è però una sensazione sfuggente che accompagna l'ascolto di questo album. Qualcosa di inafferrabile, o forse per meglio dire, qualcosa di assente. Come se, nella continua tensione alla ricerca di un'estetica raffinata, manchi qualcosa, forse... qualcosa di vicino all'anima.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?