Copertina 3

Info

Anno di uscita:2018
Durata:42 min.
Etichetta:Spinefarm

Tracklist

  1. LEAP OF FAITH
  2. OVER IT
  3. LETTING YOU GO
  4. NOT DEAD YET
  5. THE VERY LAST TIME
  6. PIECE OF ME
  7. UNDER AGAIN
  8. GRAVITY
  9. COMA
  10. DON'T NEED YOU
  11. BREATHE UNDERWATER

Line up

  • Matt Tuck: vocals, guitars
  • Michael "Padge" Paget: guitarsguitar
  • Jason Bowld: drums
  • Jamie Mathias: bass

Voto medio utenti

C'era una volta un periodo in cui il metalcore aveva una propria dignità: pur non essendo mai stato un fan di questo movimento, a forza di ascolti e recensioni mi sono fatto una certa cultura in merito e riuscivo a distinguere con una certa disinvoltura le band che avevano realmente qualcosa da dire e quelle con una proposta inconcludente.

Purtroppo, un po' come il grunge ad inizio anni '90, il metalcore ha avuto l'infamia e la colpa di aprire queste sonorità a chi non sapeva nemmeno minimamente cosa fosse il metal, ma tutto d'un tratto si è ritrovato legittimato a pensare "yeaaah sono cattivo", un po' come le troiette che solo per mettersi degli occhialoni alla Frankie Hi-NRG mettono la foto su Instagram con la scritta "sono una nerd!", invece no, sei solo una troietta con gli occhiali.

Questa masnada di ignoranti però ahimè muove i soldi, non quelli dei dischi ovviamente, discorso obsoleto: muove le visualizzazioni, i like, i post, le condivisioni e magari le presenze ai concerti perchè anche quello fa molto figo, andare la' col cellulare in mano (si dice ancora cellulare o è un modo di dire da anziano? meglio smartphone ok) ed immortalarsi tutti cattivi con la duck face per poi condividere sui social.

Pian piano tutte i prime movers di questo movimento, che non sono delle ONLUS, hanno fiutato l'affare e sull'esempio di Bring Me the Horizon in primis hanno detto "e che io sono più coglione a tagliarmi fuori da questa massa di ignoranti?", e di lì al buttarsi sul pop più becero con qualche chitarra sotto ed un fiume di tastiere a stemperare il tutto è giusto un passo.

E così è stato.
I BULLET FOR MY VALENTINE, da gruppo dotato e capace ha inanellato una serie di album raccapriccianti, specie da quel "Temper Temper" del 2013 che ha rappresentato un po' l'event horizon della band: impossibile tornare indietro.

Sì, raccapriccianti, ma per chi?
Dall'alto delle milionate di visualizzazioni, premi vinti come se piovesse, Kerrang e Metal Hammer Golden Gods Awards (...) e fiumi di dollaroni, il buon Matt Tuck se la ride e manda a cagare tutti noi che consideriamo ancora un valore l'integrità artistica e la dignità personale.

E forse è giusto così.

Allora rimane solo un piccolo appiglio, quello dei vari siti indipendenti, DEDICATI AL METAL, che dovrebbero segnalare l'accaduto e giudicare in maniera severa meretrici come questo.
Invece mi guardo intorno ed il più severo dei miei colleghi ha dato ad un aborto come "Gravity" la bellezza di un 7.
Non vi dico gli altri.

Almeno Matt se la gode in piscina.
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli
graz sei un grande

sono davvero ridicoli questi fenomeni, per non citare i vari black veil brides ecc

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 27 ott 2018 alle 14:10

Gia dalla copertina si preannunciava na merda epocale, e lo dico da uno che ascolta tanto metalcore .

Inserito il 26 ott 2018 alle 17:29

anche i primi due non erano male...il terzo cosi cosi. E' da temper che hanno inanellato la sequenza scandalosa... :D forse mi sono spiegato male... ps: si la copertina piace anche a me!

Inserito il 26 ott 2018 alle 16:32

come sei cattivo, Graz il primo disco dei BFMV non era così male, dai...

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