Due anni di assenza, as usual, per la band di
Morten Veland che continua la sua lenta ma inesorabile ri-trasformazione dopo l'uscita dal roster della
Nuclear Blast, in cui i nostri avevano raggiunto l'apice di un sound decisamente easy listening ed assai modaiolo ma sempre ben confezionato e suonato, ed il ritorno nella scuderia
Napalm che ha coinciso con un notevole ispessimento del sound, molto più direzionato su un symphonic metal adulto, più costruito e dalle molteplici architetture sonore rispetto a quelle snelle e semplici del passato, che non disdegna di adottare anche partiture praticamente black metal, con tanto di blastbeats e voci - dello stesso
Veland - in pieno stile growl e scream.
Come sappiamo, la nuova direzione è pressochè coincisa anche con il siluramento della spagnola
Aylin e l'ingresso in formazione della franzosa
Emmanuelle Zoldan, che già nel precedente
Dim Days of Dolor aveva contribuito non poco con la sua impostazione lirica ad adottare un stile decisamente più austero (e pomposo) rispetto allo stile sbarazzino di Aylin, tanto che tornando improvvisamente ad ascoltare una "
The end of it all", tratta da quello che avrebbe dovuto essere il chartbreaker dei Sirenia ovvero "
The Enigma of Life" del 2011 (cosa che non è accaduta), sembra quasi di ascoltare due band diverse.
Per fortuna, e lo dico con un sospiro di sollievo, Emmanuelle, che sulle prime pareva meno bella ma più cantante di Aylin invece vi dirò...non è per nulla da buttare anzi... (il buon Morten non ne ha presa una brutta dal 2002 ad oggi) è una brava cantante, capace di gestire la propria voce e saperla modulare a seconda dell'intensità e della gravità del brano che interpreta, altrimenti l'ennesima band symphonic metal con un mezzosoprano dietro al microfono, l'alternanza con la voce maschile estrema e tonnellate di invadenti tastiere, sarebbe stata assai difficile da digerire.
Invero i
Sirenia sono tra i prime movers di questo genere, avendo realizzato il loro debutto "
At Sixes and Sevens" ormai ben sedici anni fa, ma l'incredibile sovraesposizione avvenuta nell'ultimo anno senza dubbio va ad inficiare anche questo "
Arcane Astral Aeons".
Rimane senza dubbio una qualità del songwriting superiore alla media,
Morten Veland è un compositore e polistrumentista di prim'ordine e con notevole esperienza e non possiamo dimenticare l'apporto che ha dato alla sua prima band ovvero i
Tristania, ma la formula inizia ad essere ben più che abusata e basta un piccolissimo passo falso, un album leggermente meno ispirato od un momento di forma non eccelso che si rischia di essere risucchiati nel calderone, fin troppo popolato a tutt'oggi.
Tra numerose (TROPPE! un brano come "
Desire" completamente rovinato da una intepretazione che la trasforma in una canzone della seconda guerra mondiale da locale parigino) citazioni sussurrate in francese, per non parlare di "
Nos Heures Sombres" ovviamente cantata interamente nella lingua madre di Emmanuelle, stralci di
Dimmu Borgir a volte completamente fuori contesto, la scelta del singolo non proprio felicissima - "
Love like Cyanide" è a conti fatti uno dei brani più standard e meno interessanti del disco - si arriva a constatare che "
Arcane Astral Aeons" non arrivi ai livelli del predecessore; questo non significhi che sia un episodio debole o da dimenticare, i Sirenia ormai hanno acquisito una certa sicurezza e qualità di fondo, ma di certo questo non sarà ricordato come il disco migliore della loro carriera.
Obbligatorio l'ascolto per i fan già acquisiti ma per un primo approccio ai Sirenia è meglio guardare altrove.
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