Quando il mago del lago, sotto forma del nostro riccioluto capo, ha estratto questo disco dal mucchio ho subito sentito una gioia interiore salire: "Excanzabar!" "Eschizzbur!"
-Excalibur, imbecille!-
"
Excalibur" doveva essere mio.
Ho così preso in mano il terzo disco degli
Iron Void, band inglese che, lo ammetto, mi era finora sconosciuta e sono entrato subito nel mood giusto per poter godere della loro musica.
Musica che unisce doom vecchio stampo ad una spruzzata di heavy metal classico, riuscendo ad essere sempre interessante ed avvincente.
Come da titolo, "Decupitus" -ehm, "
Excalibur"- si snoda attorno a liriche che più epiche non si può, andando a ripercorrere la storia di Re Artù a la dua allegra brigata. Niente di pacchiano, niente sinfonie facili, niente tastierine, quello che si trova su disco è un concentrato di musica "artigianale", derivativa ma sentita, vera, che accompagna l'ascoltatore tra atmosfere plumbee e sferzate metalliche.
Tutto ruota attorno a riff possenti, teatrali, a volte spezzati da aperture acustiche, il tutto sorretto da soluzioni ritmiche massicce ma trascinanti, in una musica che sembra scorrere da sola, senza nessuna forzatura. Da segnalare anche il lavoro del basso che, oltre a ingrassare il sound, detta linee ed intermezzi che contribuiscono a quel senso di epicità/solennità della proposta. Basso di cui si occupa sempre
Jonathan Seale oltre a scrivere la musica e cantare in modo riuscito e convincente.
Volete i soliti nomi di riferimento altrimenti non siete contenti? Pensate allora ad un mix ben bilanciato di Black Sabbath, Candlemass, Saint Vitus, Manilla Road ed Angel Witch. Io mi ci tufferei al volo, anzi, l'ho già comprato.
Con te, disco magico, ascolterò buona musica e la soddisfazione, sarà mia!
(semicit.)
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