L’album più atteso dell’anno … questo è/era
“Faunalia” per il sottoscritto … un’attesa spasmodica, sfibrante e stressante … non so perché ma avevo “paura” che
“Faunalia” non fosse all’altezza di
“Lupercalia” forse perché il debut album non dava segni di cedimento neanche dopo centinaia di ascolti, anzi più lo si conosceva più ci si impregnava della sua ancestrale bellezza, o forse perché dopo un capolavoro molte bands tendono a forzare l’evoluzione e a sbandare un po’ … e allora
“Faunalia” ce l’ha fatta?
Si, decisamente, il nuovo lavoro del duo abruzzese è perlomeno all’altezza del suo predecessore, ma dopo averlo assaporato già un centinaio di volte mi sbilancio e vi dico che il prossimo sarà definitivo e maestoso, tanto quanto
“Faunalia” è ambizioso e futuribile … Il sound unico e inimitabile dei
Selvans è ancora qui, bello presente, maturo, ricco e senza alcuna caduta di tono, ciò che li ha resi “famosi” , unici ed originali come il suono della tibia, o l’uso del sistrum, è presente ma utilizzato con parsimonia e sapienza e riesce ad essere ancora una volta un importante quid, capace di elevare in maniera esponenziale la classe della band. Non c’è un solo pezzo sui sei proposti che “poteva essere meglio”, non c’è una caduta di tono che sia una, non viene mai voglia di “skippare” niente, tutto è necessario e vitale nello sviluppo di questo pezzo d’arte italiana … E’ difficile e praticamente inutile e superficiale fare un track by track, in quanto l’album va goduto nella sua interezza e assaporandolo passo dopo passo, ci si renderà conto come anche
“Ad Malum Finem” , che altro non è che un intro, è comunque funzionale alla riuscita dell’album, perché ci predispone nel giusto mood e ci annuncia in maniera subdola ciò che ci aspetta … Dal punto di vista lirico e dell’ispirazione vi lascio alle parole della band stessa che
sulla propria pagina ci ha introdotto quotidianamente ad uno dei brani di
“Faunalia” facendoci capire come la band si senta fortemente radicata e influenzata dalla propria (stupenda) terra …
Da un’ispirazione così forte e profonda nasce un brano come
“Anna Perenna” , il primo cantato interamente in latino per la band e, visti gli ottimi risultati, speriamo che non sia l’ultimo … Ho accennato alle vocals perché credo che siano l’unico punto ancora da migliorare della band, se infatti dal punto di vista compositivo ed esecutivo ci troviamo di fronte ad un lavoro mostruoso, ricchissimo di parti differenti, arrangiamenti spettacolari, come il pianoforte in “
Notturno Peregrinar” (tanto per fare un esempio) o i cori di “
Magna Mater Maior Mons”, le vocals, e mi riferisco a quelle pulite, sono buone finché si tratta di narrare, quando invece si passa ad un cantato vero e proprio fanno un po' più fatica … Sono sicuro e me ne rendo conto, che la mia è pignoleria pura, ma quando si arriva a questi livelli tutto deve essere perfetto e sono stra-sicuro che questo particolare sarà presto un ricordo, perché la progressione qualitativa dei
Selvans è una realtà che stiamo vivendo sin dal primo mitico ep d’esordio …
Prima di finire lasciatemi fare la dovuta citazione per
"Requiem Aprutii", suite DEFINITIVA di 14' dove i
Selvans riescono a passare dal black epico ad atmosfere evocative, capaci di richiamare le migliori soundtrack hollywoodiane, per finire con un crescendo da brividi ... Stupire all’esordio è “facile” , progredire e superarsi è per pochi … Festeggiamo e osanniamo i
Selvans, orgoglio italico capace di rinverdire i fasti della nostra millenaria produzione culturale …