L’americana
Sharptone, distaccamento statunitense della
Nuclear Blast dedita alla pubblicazione di sound più alternativi e moderni, rilascia il debutto di questo sincero quartetto californiano, per l'appunto lontani dall’heavy metal più consono, e decifrabili tramite le linee guida dell’alternative rock. I quattro giovani, tra impegni universitari e lavorativi, sono riusciti ad attirare la luce tramite un paio di singoli che hanno scalato le classifiche di Spotify e gli sono valsi il contratto con l’etichetta. Questo primo lavoro “
Everyone Around Me” ha tutte le caratteristiche del post-rock moderno. Shoegazing decadente e poetica, psichedelia, ermetismo lirico e sonoro. “
Father(s)” e “
Vinyl”, i singoli che avevano già anticipato la proposta del gruppo, sono pragmatici, ipnotici, a metà strada tra le leggende
My Bloody Valentine,
Mazzy Star, e le proposte più radiofoniche delle ultimi due decadi. Ma sarebbe ingiusto pensare che i CommonWealth siano una band superficiale. La bellissima “
Reckless” o l’oscura opener “
Fear” ne sono la prova eclatante. Le voci tormentate e giovanili di
Tyler St.Clair, accompagnate dalle chitarre evanescenti di
Brett Chiodo e dell’acida sezione ritmica, compongono una cacofonia seducente, all’avanguardia rispetto a molti colleghi, che invece dedicano le loro composizioni solo per le hitlist. Essendo il lavoro di debutto, non si può parlare di inaspettato capolavoro. Si tratta di un lavoro molto ben realizzato, il giusto inizio per una carriera che speriamo realizzi contributi superiori. Chi però segue il post-rock approfonditamente è obbligato a dedicargli attenzione, visto che potrebbe trovare risposte in questo umile quartetto. Chi invece ascolta sporadicamente questo genere, sarebbe meglio che si avvicini con più calma, magari passando dai gruppi storici, in modo tale che possa comprendere e decifrare questo “Everyone Around Me”, lavoro comunque tutt’altro che banale.
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