Rispetto all'
esordio datato 2017, il passo in avanti dei
Bad As (all'epoca
Badass) è deciso e confortante. La proposta della band di
Alberto Rigoni - che ha perso per strada l'ottimo
Titta Tani, cui è subentrato l'altrettanto ottimo
Mattia Martin - questa volta è focalizzata su canzoni brevi, essenziali ma eterogenee, da sempre trademark del sopraccitato bassista nostrano.
Ad accoglierci è un hard rock groovy e orecchiabile dalle tinte progressive (
"Black Star") - che a tratti mi ha ricordato i
Savatage - prima della titletrack pesante e cadenzata, in cui continuano a prevalere le chitarre.
"Coming Far Away" e
"Shadows Of The Night" spiccano per le linee vocali particolarmente convincenti e per un drumming dal sapore punk/hardcore, mentre
"Cause Of My Poetry" è una ballad piacevole ma non particolarmente originale che strizza l'occhio all'alternative. C'è aria di
Iron Maiden in
"Dream Fighter", in contrasto con la successiva
"Open Your Mind", che rievoca degli
Adrenaline Mob più ricercati
(ossimoro? ndr). L'episodio meno convincente del lotto si intitola
"At A Sunset", e si tratta di un terzinato epicheggiante un po' fuori contesto, a differenza di
"This Time", efficace nell'approcciare territori mainstream. Gli elementi sintetici ma marcatamente pesanti di
"Dark Element" chiudono un lavoro che fa tirare un sospiro di sollievo se confrontato con il recente passato.
Credo che questa sia la strada giusta.
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