Opera prima dei berlinesi
Praise the Plague,
Antagonist è un album compatto e di breve durata che costituisce un buon biglietto di presentazione per la giovane band formatasi nel 2017.
Ispirato all'Inferno di Dante come si evince dall'artwork, tratto da una illustrazione di
Gustave Doré rappresentante
il Dialogo con Farinata, il breve lavoro si muove agevolmente in terreni doom con sonorità ruvide mutuate dalla scena black, dando così vita ad una proposta scevra da eccessiva pesantezza.
L'album, pur scorrendo a passo lento e cadenzato, non è mai troppo prolisso né stagnante in atmosfere opprimenti, anzi, lo screaming affilato del vocalist
Robert Carmosin, le chitarre graffianti e alcuni, rari, interludi melodici conferiscono una certa leggerezza all'opera rendendo l'ascolto certamente più agevole.
Antagonist è un lavoro molto omogeneo e coeso, fatto di riff monolitici e corposi, privo di grandi sorprese, ma onesto e ben fatto, forte anche di un'ottima produzione alle spalle.
I brani, se proprio non spiccano per ricchezza compositiva, hanno però un certo potere evocativo, e non è difficile visualizzare durante l'ascolto la macabra distesa di sepolcri aperti nella città di Dite, dai quali fuoriescono gli orribili lamenti dei corpi privati dell'anima, come descritto nel decimo canto dell'Inferno dantesco, e come evocato dalle note iniziali di
Darkest of Seas.
Non mancano segmenti più dinamici, come la parte iniziale di
Blackening Swarm, brano dove forse più che altrove si evince un certo dualismo nell'alternanza tra passaggi più orientati ad un'attitudine doom e altri più prettamente black. E non mancano momenti di stasi come
in Minatory Aeons.
Certamente
Antagonist è un lavoro dignitoso e onesto, ma difficilmente potrà sopravvivere in questi tempi flagellati (come i poveri redattori di metal.it) da overload musicale.
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