Vi piacciono gli Houston? Sì? E allora procuratevi immediatamente una copia di “
Nothing but trouble” di
Hank Erix … sono certo che tra i suoi solchi troverete di che soddisfare ampiamente i vostri bulimici apparati
cardio-uditivi.
A questo punto si potrebbe aprire un dibattito sui motivi che hanno condotto il cantante degli svedesi, per il suo primo lavoro solista, a riproporre in sostanza (forse con un approccio appena più energico …) le medesime sonorità del suo gruppo “madre” e sul perché sia stata scelta una
cover in po’ fuorviante (mi aspettavo qualcosa di maggiormente
rootsy e “cantautorale” …), ma in fondo quello che conta è che il disco riesca, con le sue cristalline armonie “adulte”, soffuse di discreta elettricità, a essere coinvolgente ed emozionante.
Con il contributo di svariati prestigiosi coadiutori (tra cui l’ottimo
Michael Palace, che innerva con la sua chitarra parecchi episodi dell’opera …)
Erix sforna una manciata di pregevoli canzoni, intrise della sua suggestiva timbrica vocale e di una pasta compositiva sempre raffinata e ammaliante, a dimostrazione di una sensibilità artistica innata e di certo tutt’altro che dozzinale.
L’albo esordisce con l’attrazione fatale di “
Turn to darkness”, grintosa e adescante, e anche la successiva “
Last chance to love” estende il “contagio” con disinvoltura, grazie ad un’avvincente linea armonica che appassiona ed entra in circolo fin dal primo contatto.
“
Fortune hunter“ (davvero molto Houston-
iana!) e “
Way to go” sono tipici esempi di fascinoso
pathos scandinavo, e se il clima “sinfonico” di “
Shadowdance” desta qualche piccola perplessità, “
Affair of the heart”, cantata in coppia con
Linnea Vikström, ha un retrogusto
poppettoso che non spiace e “
Electricity” ostenta piacevoli impulsi
hard-rock, pur rimanendo nell’ambito del garbo e dell’eleganza espressiva.
Ancora ottime sensazioni le regalano “
Freak”, con la sua ficcante melodia avvolta nella seta, e la sfarzosa e solare “
Giving up on love”, mentre “
For the restless & the young” illustra come qualche volta la semplicità di una bella voce e di una chitarra acustica possano essere più efficaci di tante ridondanti sovrastrutture.
“
Nothing but trouble”, pur senza “sorprendere”, merita l’attenzione di ogni
chic-rocker che si rispetti e conferma
Hank Erix nel novero dei migliori
vocalist melodici della sua generazione.
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