A quasi due anni dalla pubblicazione dell’ep
“Karmenian crypt” gli irlandesi
Zealot Cult riescono finalmente a pubblicare il loro primo lavoro di inediti sulla lunga distanza per
Blood Harvest.
Il precedente tre pezzi, seppur di durata minima, li aveva fatti notare per la loro credo assoluto nei confronti del death metal di stampo floridiano e di quei lavori che hanno indelebilmente marchiato a fuoco un’intera nazione nei primi ani 90.
Le prime note di
“Spiritual sickness” non lasciano dubbio veruno: la band irlandese continua ancora a credere in quei valori assoluti per un deathster che hanno nome di
Death, Morbid Angel e, in minor misura,
Obituary.
La devozione per tale sonorità è tale da trascendere la mera ispirazione, partendo dal cantato del singer J
ay Quigely che ricalca in toto lo stile del compianto
Chuck Shuldiner alle linee di chitarra che ondeggiano fra i
Death di
“Spiritual healing” e i
Morbid Angel di “
Domination”.
Old school oltre l’old school mi vien da dire.
Eppure tutto ciò funziona. “
Spiritual sickness” è molto godibile, non ci sono pecche o banali ingenuità tali da etichettarlo malamente, anzi! Ci sono una manciata di buoni brani che meritano la mia/vostra attenzione:“
Blades of Jihad”, “Sea of suffering”, “Left to rot”, “In the shadow of the beast” superano di gran lunga la sufficienza grazie ad un riffing tagliente come un rasoio.
Anche lasciando in un angolo il maledetto effetto nostalgia, il disco non perde di valore scorrendo rapido su binari molto trafficati ma noti a chi mastica questo genere di musica da una vita.
Davvero un buon esordio!
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