Usciti probabilmente da qualche fogna di Oakland, i californiani
Ulthar giungono oggi al loro album di debutto
"Cosmovore" e lo fanno in maniera davvero convincente: è stato sufficiente ascoltare poche note dell'album per capire che la band ha davvero il potenziale per farsi notare e crearsi un nome nell'undergound death metal, cosa sicuramente non da tutti considerando la spietata concorrenza. Dovevo collocare musicalmente quest'opera prima potremmo definire gli Ulthar come i figli bastardi di
Autopsy,
Repulsion ed
Incantation, ma questo certo non renderebbe del tutto giustizia alla band che comunque in "Cosmovore" si sforza di mettere anche del suo, pur non volendo certo suonare come degli innovatori del genere. Il riffing del chitarrista Shelby Lermo è intriso di una vena punk/grind da cui talvolta emerge anche un certo gusto voivodiano riscontrabile soprattutto nel sound dissonante di alcuni riff, che si sposano alla perfezione con il mood cupo ed oscuro dei brani ed il growl cavernoso di Steve Peacock e lo scream del già citato Lermo. Tra sferzanti accelerazioni e rallentamenti al retrogusto di zolfo che faranno cadere più di una testa a suon di headbanging, brani come "Solitarian", la titletrack, "Asymmetric Warfare" o "Infinite Cold Distance" colpiscono fin dal primo ascolto grazie a un songwriting ispirato, fresco, dannatamente efficace e anche sufficientemenete originale, pur mantenendo salde le proprie origini al death metal di vecchia scuola. Parlare di vena progressive nel caso degli Ulthar è forse eccessivo, ma certo la band lascia trasparire la volontà e la capacità di scrivere brani dalla struttura ricercata, come nel caso della lovercraftiana "The Dunwich Whore" che si snoda per 13 minuti con il suo incedere trascinato e putrescente, di certo un brano ambizioso che gioca con sapienza con il contrasto tra parti più atmosferiche e più tirate.
Potremmo quindi definire "Cosmovore" come un più che buon album di debutto per una band che ha davvero tutto ciò che serve per farsi notare, un disco che merita almeno un ascolto da chi in queste sonorità ci sguazza con grande piacere.
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