Durante l'ascolto di
"Invocations" la domanda che spesso mi si è formata nelle testa è stata: "ma sto ascoltando i
Baneful Storm o "Abominations Of Desolation"?". Sì, perchè è piuttosto palese che la one-man band francese di
Jolyon Dagon abbia come principale fonte di ispirazione i primissimi
Morbid Angel o i Dei
cide della prima ora. I cinque brani che compongono infatti questo "Invocations" (al netto dell'intro) ripropongono quel death metal feroce ed ancora influenzato dal thrash più grezzo, qui suonato con grande convinzione e genuina passione e registrato senza nessun artifizio nè iperproduzione di sorta. Se da questo punto di vista l'ascolto di "Invocations" si rivela un piacevole ritorno al passato, lontano dalle produzioni moderne e plasticose, i pezzi si rivelano pericolosamente al limite tra sincero tributo e spudorata emulazione e mi hanno lasciato con sensazioni contrastanti: è bello farsi sbattere dai riff vorticosi e violenti all'odore di zolfo, ma quando ti accorgi "Damned To Fire" assomiglia forse troppo a "Chapel Of Ghouls" o che "Thusazotho" ricorda un po' troppo da vicino "Lord of All Fevers & Plague" viene da chiedersi cosa ci spinga ad ascoltare gli emuli dei Morbid Angel quando abbiamo "Altars Of Madness" nella nostra collezione di dischi. Quando poi "Blasphemy" ti fa venire il dubbio che si tratti di una cover dell'omonimo brano dei Morbid Angel o di un collage di vari riff ispirati a Dave Vincent e Trey Azagthoth si raggiunge l'apice del citazionismo più sfacciato.
In definitiva, se non ne aveta mai abbastanza dei primi Morbid Angel i Baneful Storm sono quello che fanno al caso vostro. Dal canto mio, posso ammirare l'idolatria nei confronti di una delle band death metal più importanti ed influenti di sempre, ma per quale motivo dovrei accontetarmi della brutta copia quando ho gli originali?
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