L'instancabile
Rikard Sjöblom (ex-
Beardfish,
Big Big Train) ha trovato anche il tempo per dare un seguito al recentissimo
"On Her Journey To The Sun". Questa volta lo svedese ha fatto quasi tutto da solo, circondandosi soltanto di alcuni
guest in fase solistica e di
Petter Diamant alla batteria.
La mia personale opinione sulla produzione di
Sjöblom non cambia con il qui presente
"Friendship", anche se riconosco un approccio leggermente più ruvido e meno nostalgico. Di fatto ci troviamo davanti al "solito" prog-rock che a volte tributa
Kansas e
Neal Morse (
"Ghost Of Vanity") e altre volte ci fa tornare indietro di quasi 50 anni (non lasciatevi ingannare dai synth kraftwerkiani posti in apertura della bipartita titletrack perché poi è tutto un omaggio a mostri sacri come Yes, Genesis e Pink Floyd).
Come anticipato, l'impegno nel voler "allargare gli orizzonti" questa volta si percepisce (
"They Fade" rievoca
Neil Young e
Simon & Garfunkel,
"Stone Cold" è hard alla maniera di
Boston e
Styx,
"Crown Of Leaves" incorpora eleganti elementi jazz e un song-writing alla
Casey Crescenzo), ma è ancora poca cosa rispetto alla "tanta voglia di 70s" che caratterizza
"A Treehouse In A Glade" - un po' Jethro Tull e un po'
PFM - o la seconda parte (la prima era contenuta del sopraccitato
"On Her Journey To The Sun") di
"If You Fall" - un concentrato dell'opera di Colosseum e Greenslade. Come sapete, la mia idea di progressive è piuttosto diversa.
Per dirla in maniera colta,
"as above, so below".
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