Copertina 7

Info

Anno di uscita:2005
Durata:45 min.
Etichetta:Frontiers
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. TO LOVE YOU
  2. I SWEAR
  3. ALL THAT I WANT
  4. WALK OF LIFE
  5. REASON
  6. ALIVE
  7. I WANT TO KNOW
  8. TAKE CONTROL
  9. TELL ME WHY
  10. I'LL BE THE ONE
  11. I CAN'T HELP MYSELF
  12. THE AIR THAT I BREATHE
  13. WALK OF LIFE (VIDEO TRACK)
  14. STUDIO REPORT (VIDEO TRACK)

Line up

  • Bax Fehling: lead vocals
  • Hal Marabel: guitars, keyboards
  • Sven Cirnski: lead guitar
  • Patrik Södergren: bass
  • Jaime Salazar: drums

Voto medio utenti

Alien, Stage Dolls, Skagarack, Dalton e qualche altro, nel periodo tra la metà e la fine degli anni '80, hanno rappresentato un vero e proprio riferimento nell'ambito del rock melodico, seguendo la strada tracciata dai fondamentali TNT, rincorrendo l'exploit commerciale degli Europe e spostando il focus di tali coordinate sonore direttamente sulla penisola scandinava.
Tra loro anche gli svedesi Bad Habit capaci di sfornare, con il primo full length "After hours" del 1989 (dopo l'esordio in forma mini album denominato "Young and innocent" dell'anno precedente) un piccolo masterpiece del genere, dove i nostri si arrischiavano addirittura a "coverizzare" un classico assoluto come "More than a feeling" dei capisaldi Boston, riuscendo nella "missione (quasi) impossibile" di non venire per questo "massacrati" da pubblico e critica, realizzandone una splendida trascrizione pregna di sentimento e devozione.
Altri due dischi, "Revolution" (1995) e "Adult orientation" (1998) e dopo l'antologia del 2000 "13 Years of Bad Habit", questo nuovo "Hear-say", che li riporta nel business discografico grazie alla nostra Frontiers, il cui nome è oggi diventato sicuramente sinonimo di qualità e "autorevolezza" melodica (due nomi per tutti - Journey e l'attesissima nuova release dei Toto, credo siano sufficienti a ratificare quest'affermazione e a rendere i fans italiani del genere, per una volta, orgogliosi della loro nazionalità!).
Il gruppo sceglie per questo suo rientro un approccio all'insegna del "silk and steel", ponendo come di consueto l'accento sulla melodia e addizionandola ad una componente aggressiva piuttosto rilevante, quasi come se, in questo modo, si volessero sfogare le (ipotizzabili) frustrazioni accumulate nel periodo d'inattività, con un'esplosione d'energia in qualche modo catartica e liberatoria.
La voce di Bax Fehling è sempre eccellente, feeling ed estensione non fine a sé stessa si combinano ad arte in una discretamente variegata nuance timbrica, gli arrangiamenti di tastiere garantiscono classe e profondità al suono e le chitarre attaccano e seducono con buona qualità, così come il tenore complessivo del songwriting si attesta su livelli più che produttivi, mentre quello che desta, invece, parecchie perplessità è un poderoso drum sound troppo asettico nella sua rappresentazione "elettronizzata".
Una registrazione alquanto "in your face" e potente, agevola, nonostante il problema appena evidenziato, l'efficacia di brani alquanto allettanti come "To love you" (bello il coro) e "I Swear", dove sono le melodie portanti (e l'ugola di Fehling) a fare la differenza, "All that I want", "I want to know", "I'll be the one", "The air that I breathe", in cui vengono esibite con opulenza gradevoli textures di AOR autoctono, le quali s'infettano di trame leggermente attualizzate della notevolmente catalizzante "Tell me why" (del resto se gruppi come i The Rasmus hanno mutuato dall'adult rock degli eighties alcune sue prerogative fondamentali, perché non si può cercare di rendere la pariglia nei confronti del cosiddetto "hard-pop"?).
Sonorità fisiche e armonie "commerciali" s'intrecciano in "Walk of life" (inclusa anche in versione video, assieme ad un breve studio report, nella sezione multimediale del disco), mentre gli squarci prog metal inseriti nell'ottima interpretazione corale di "Reason" sorprendono un po' visto il background della band, e lo stupore aumenta ancora in intensità con l'ambientazione "modernizzata" di "Take control", ma devo dire che il contrasto tra suoni rocciosi, tastiere d'estrazione "progressiva" e base melodica non spiacciono affatto e lo stesso giudizio si può tranquillamente estendere al vivace hard rock radiofonico a carattere "tecnologico" denominato "Alive" e alla verve di "I can't help myself".
Per i cultori del rock adulto vitaminizzato e non troppo ancorato alla tradizione (e mi sa tanto che i vecchi fans rimarranno un po' spiazzati dal "nuovo" corso), "Hear-say" può essere considerato un buon acquisto e con una batteria maggiormente "calda" e naturale molto probabilmente il disco avrebbe potuto conquistare una valutazione ancora più favorevole, ma anche cercando di evitare paragoni tra i Bad Habit degli esordi e quelli del 2005, forse difficilmente proponibili, mi sembra che ci sia ancora un po' di "ruggine" da smaltire negli ingranaggi artistici dei nostri, per poter al momento immaginare la riconquista da parte loro di un ruolo dominante nella scena musicale alla quale appartengono.
Un ritorno in ogni modo molto gradito che sono confidente saprà darci in futuro ancora molte grandi soddisfazioni.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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