Suonare
rock “classico” nell’era “moderna” e fare successo … impresa difficile, riuscita a gente che assieme al talento, ha probabilmente potuto contare su qualche “imponderabile” aspetto
extra-musicale o su un tempismo particolarmente felice.
Ora non so dire se i
The Sticky Fingers Ltd. potranno usufruire di qualcuna di queste circostanze fortunate, di sicuro, però, posso affermare che il loro “
Point of view” è un disco che affronta con buona personalità e competenza la storia del genere (The Rolling Stones, Faces, Kinks, Cream, assieme a barlumi di Sea Hags, The Black Crowes e I Love You), senza dimenticare di aggiungere alla propria modalità espressiva echi degli interpreti più recenti del settore (Strokes, Artic Monkeys, …).
Rilevare una certa crescita artistica dei modenesi rispetto al precedente albo omonimo è la prima notazione da fare ascoltando questo nuovo lavoro, mentre la seconda riguarda la pressoché assoluta mancanza di facili “ammiccamenti”, utili verosimilmente ad attrarre un pubblico di
rockofili frenetico, frastornato dall’enorme offerta e, ammettiamolo, spesso superficiale nelle sue valutazioni.
E’, infatti, necessario appena un pizzico di “applicazione” supplementare per comprendere appieno la qualità di composizioni che riescono a non essere banali nonostante la “familiarità” dei temi proposti e che grazie alla psichedelia sghemba di "
You don't have to go”, alle atmosfere
sixties di “
Hope you like it” e “
Be your man”, al tocco “sudista” di "
Shine” e poi ancora alla grinta cangiante di “
Underdog”, al clima ombroso e acido di “
North star” e al vaporoso magnetismo di “
Naked soul” elargiscono l’immagine nitida di una
band ricca di cultura, convincente e piuttosto temperamentale.
Altrove forse non tutto “funziona” allo stesso modo, e ciononostante “
Bad mood” ha un bel “tiro”, “
This misery” ostenta una vivacità contagiosa e la sola “
I'll go alone” può essere considerata il momento veramente interlocutorio del programma, dimostrando come i
The Sticky Fingers Ltd. abbiano tuttora un rapporto un po’ conflittuale con le ballate.
Impossibile prevedere la reazione del pubblico di fronte ad un “emergente” (sebbene nato nel 1996!) che guarda alla tradizione del
rock n’ roll ed è poco avvezzo alle ruffianerie (e magari uno “zinzino” in più di tale orientamento potrebbe giovare ...)… per quanto mi riguarda, sapere che dalle nostre parti esistono gruppi che, pur operando in ambiti stilistici molto codificati, tentano di andare oltre le convenzioni e dimostrano di avere i mezzi per crescere ulteriormente, è una bellissima notizia.
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