Kill - Santaurio del Diablo ( Split EP )

Copertina 6

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2018
Durata:14 min.
Etichetta:Hellheadbangers Records

Tracklist

  1. VERDUGO (MORBOSIDAD)
  2. MORBOSIDAD - PUREZA DEL MARTIR (MORBOSIDAD)
  3. PRAYER OF DESTRUCT (KILL)

Line up

  • Morbosidad:
  • Tomas Stench: Vocals
  • Matt Mayhem: Drums
  • Joe Necro: Guitars
  • Ded Newman: Bass
  • Kill:
  • Getaz: Drums
  • Carl Warslaughter: Vocals, Bass
  • J. Voltage: Guitars

Voto medio utenti

Altro giro di danze, altro split da passare nel lettore. Questa volta è il turno di Morbosidad e Kill, due band piuttosto note a chi abitualmente bazzica nell’underground che, seppur provenienti da paesi fra loro distanti quali Stati Uniti e Svezia, sono fra loro accumunate da una stessa weltausschaung musicale.

Entrambe infatti si rifanno a quella forma di black/death primigena ottantiana, il periodo in cui Venom, Sarcofago, Bathory, Blasphemy spargevano furiosamente ai quattro venti il loro prezioso morbo virulento ai quattro angoli del globo terracqueo.
Probabilmente i Morbosidad costituiscono il nome più conosciuto a coloro che frequentano abitualmente Metal.it essendo già comparsi sulle nostre pagine al momento dell’uscita del loro ultimo full-lenght “Corona de epidemia”, le due tracce presenti in questo split – “Verdugo” e “Pureza del martir” – non si distinguono da quanto edito di recente dalla Nuclear War Now!

Ritmi forsennati e riff elementari ma d’impatto condiscono i proclami blasfemi del singer Tomas Stench in piena trance nichilistico/satanica, il tutto tenuto insieme da una produzione leggermente caotica come spesso si trova nei gruppi che troviamo in questo filone.

Gli svedesi Kill invece sono presenti con un solo pezzo – “Prayer of destruction” – dalla lunghezza importante di quasi sette minuti. La produzione è ancora più grezza dei loro compagni di avventure, ricordando molto quelle black metal underground di inizio anni 90. Avete presente i finnici Beherit? No? Low-fi e sporchissima per intenderci.
Il terzetto non pigia subito forte sull’acceleratore, ma gioca sull’utilizzo portante e ripetuto di un riff distorto su cui poi partono dei riff ancora più acuti e distorti e risulta chiaro che agli svedesi piace portare nell’ascoltatore una atmosfera di disordine e follia piuttosto che trascinarlo nella mattanza.

“Santuario del diablo” rimane un prodotto di nicchia destinato a chi vuole passare un quarto d’ora in un vortice caotico: divertente il giusto prima che ci si possa stancare e passare ad altro.

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