A meno di 10 mesi dal secondo album della loro ancor giovane carriera, il coraggioso concept "
Eyes of Blue Light" , gli statunitensi
Necropanther tornano con un EP composto da 3 soli brani.
La particolarità del dischetto è che - mentre nel full length uscito a febbraio le canzoni erano scritte in egual misura dal cantante
Paul Anop, dal chitarrista
Joe Johnson e dal drummer
Haakon Sjogren - le tracce sono state composte tutte dal bassista
Marcus Corich.
"
Oppression" racconta la storia di un artista internato in un campo di lavori forzati, in modo che lo stato possa soffocare e controllare la sua arte e contemporaneamente quindi denuncia il fallimento di un mondo senza privacy o libertà di espressione.
La schizofrenia di simili argomentazioni viene resa in musica nello stesso modo incoerente passando dal punk più aggressivo della cortissima opener "
The Train", abrasiva e disturbante grazie alle chitarre dissonanti ed alla voce lacerata di
Anop, fino alle partiture dilatate di "
The Fugitive" che riprendono canoni più aderenti al melodic death di stampo americano già utilizzati in "Eyes of blue Light".
In mezzo "
The Camp", la seconda traccia del dischetto, richiama da vicino alcune sonorità a metà tra il punk ed il thrash così mirabilmente utilizzate dagli Anthrax ai tempi di "Among the living".
A questo punto, per avere un'idea più chiara della direzione in cui i ragazzi di Denver vogliono spingersi, occorre aspettare il full lenght di cui -spero- questo "
Oppression" sia solo un antipasto.
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