Dopo tre anni, il possente Cthulhu sale nuovamente dalle profondità dagli abissi e sprigiona il suo carico d'odio attraverso i
Sulphur Aeon, malevoli portatori del verbo dell'antica divinità.
La band tedesca porta avanti con credibilità e sincera devozione il legame indissolubile tra gli scritti di H.P. Lovecraft e la sua proposta musicale. Per chi ancora non li conoscesse, ricordo che i Nostri suonano un death metal contaminato da black e doom, fortemente atmosferico, sinistro, perfetto viatico per il messaggio di distruzione, annientamento e terrore che sprigionano i testi.
Dopo due eccellenti prove in studio (
qui la mia rece del precedente lavoro), questo nuovo
The Synche Of Chosmic Chaos presenta qualche leggera novità, o meglio, la musica del gruppo tedesco vira leggermente.
Il nuovo disco è infatti un pochino più lento dei precedenti, le sfuriate in blast-beat sono limitate, prevalgono i tempi medi con tappeto di doppia cassa, c'è un uso della voce pulita e declamatoria in alcune sezioni (non spaventatevi assolutamente, eh) ed il tutto sembra giocato ancora di più sulle atmosfere e su un sapiente utilizzo della melodia.
Ripeto, non c'è stata nessuna rivoluzione, si tratta di un disco molto buono ma penso sia, diciamo, più curato, "accessibile" e che punta sull'aspetto atmosferico piuttosto che sull'annientamento. La durata dell'album è la medesima del suo predecessore ma spalmata su un numero minore di pezzi, andandone ad allungare il minutaggio ed arrivando agli oltre 9 di "
Sinister Sea Sabbath". In alcuni piccole situazioni si avverte un leggero calo di intensità, soprattutto dopo la seconda metà del lavoro, ma sono davvero situazioni limitate. Nile, Watain, Morbid Angel ed in misura minore Behemoth sono sempre tra i riferimenti avvertibili e mischiati nella proposta della band ma, come detto, l'aspetto melodico è maggiormente avvertibile.
Intatto rimane il senso di oscurità ed il viaggio negli abissi profondi che i Sulphur Aeon riescono a farci vivere attraverso un riffing in tremolo picking ed un sapiente utilizzo della voce, alternato a rallentamenti sulfurei ed accelerazioni scarnificanti. Ecco, più che frustate assistiamo ad un lento crescendo e ad un rincorrersi delle armonie utilizzte, che sono arrangiate egregiamente e che urlano nera epicità e fiera potenza. I suoni sono perfetti e ottimamente bilanciati, puliti, senza quell'orrendo sentore di iperprodizione plastificata.
Se conoscete ed apprezzate gli album precedenti della band, andate sul sicuro e compratelo senza nemmeno pensarci. A chi, invece, ha amato il primo Gateways To Antisphere e preferisce quella cattiveria death più cruda, consiglio un ascolto preventivo.
Sicuramente una delle realtà più sincere e credibili del panorama musicale estremo.