Non è un mistero che il sottoscritto (assieme ad una nutrita fazione di
rockofili non affetti da
otopatologie degenerative …) abbia una particolare predilezione per
Giovanni Giuseppe Baptista Gioeli, un cantante che grazie alla forza della personalità, dell’esperienza e delle capacità interpretative (nonché della simpatia …), ha spesso sbaragliato autorevoli pretendenti al trono della “fonazione modulata” (ricordo, per esempio, un’appassionante confronto a distanza, vinto da nostro, con il bravo
Ronnie Romero, durante un’esibizione condivisa di
Axel Rudy Pell e Lords Of Black).
Sono quindi molto felice di tornare a parlare di
Mr. Johnny Gioeli, anche se devo ammettere che l’uscita del suo primo albo da solista mi ha colto abbastanza di sorpresa, temendo, dopo il recente impegno nel progetto con il vecchio
pard Deen Castronovo, il rischio di una “sovraesposizione” o addirittura di una prova di maniera impostata esclusivamente sulle sue non comuni capacità vocali.
Il mio atavico pessimismo ha subito, fortunatamente, un’altra importante sconfitta, dacché “
One voice” è, alla prova dei fatti, quanto di più lontano ci possa essere da uno sterile sfoggio di tecnica e “mestiere”.
Patrocinato dall’insaziabile
Frontiers Music, che ha concesso al
singer italo-americano un prestigioso
team esecutivo e produttivo (capitanato dal valoroso
Alessandro Del Vecchio), il disco dimostra di saper cogliere e trasmettere quelle emozioni che vengono dal profondo, senza risultare mai banale o stucchevole.
Scoprire che l’iniziativa nasce anche con l’intento di contribuire al sostegno economico della famiglia di
Joe Barber, giovane vittima di un incidente che ne ha determinato la paralisi, aiuta, in qualche modo, a comprendere meglio i contenuti di un lavoro molto “emozionale”, esente da inutili istrionismi e colmo di belle canzoni, divulgate attraverso la passionalità e il temperamento di una laringe brillante e straordinariamente comunicativa.
Tramite un percorso espressivo che cita barlumi di
John Waite,
Bon Jovi e
Bryan Adams, il programma snocciola undici frammenti di squisito
rock melodico, capace di scrutare dentro l’animo dell’astante o risollevarlo dalla riflessione con un’adeguata dose di leggerezza, in un continuo alternarsi di palpitanti sensazioni.
“
Drive” e “
It” (contraddistinta da un vincente tocco “moderno”) conquistano istantaneamente con le loro melodie ariose, le tinte
bluesy della
title-track esplodono in un
refrain difficile da scacciare dalla memoria e la vivace e “
Mind melt” consente di segnalare l’ottimo lavoro di “puntello” di
Eric Gadrix, una sorpresa per chi scrive.
Si continua con la contagiosa spigliatezza
rootsy di “
Running”, il clima notturno di “
Deeper” è da brividi “veri”, rafforzati dall’energia pura e schietta di “
Let me know” e dalla grinta, invero forse un po’ fuori contesto, di “
Hit me once, hit ya twice”.
La delicatezza di “
Price we pay” consente all’albo di riconquistare il suo
mood primario, assecondato dalla
verve raffinata di “
Out of here” e dalla struggente “
Oh fathers”, una fascinosa ballata ad ampio respiro che espone al meglio la caratteristica sensibilità canora di
Gioeli.
“
One voice” è un prodotto fenomenale, destinato a chi è ancora in grado di capire la differenza che c’è, in “una voce”, tra autentica ispirazione e semplice ostentazione di volume.