E’ opinione diffusa, suffragata dai fatti, che generi musicali molto inflazionati, ormai sprofondati nella mediocrità e saturi di ovvietà, debbano fatalmente “implodere” su loro stessi per sfuggire all’estinzione e rinascere a nuova vita. E’ successo con l’
hair-metal, il
power, addirittura con il
grunge ed era inevitabile che ciò accadesse anche con il metallo
gotico /sinfonico, costretto a cercare nuovi stimoli e contaminazioni allo scopo di risorgere dal declino in cui era sprofondato.
Tra i gruppi che hanno cercato costantemente una “via” personale all’interno di questo frequentato calderone stilistico si segnalano sicuramente i capitolini
Secret Rule, una formazione che (anche per “filiazione” con Martiria e Kyla Moyl,
band di valore non adeguatamente gratificate dalla considerazione del pubblico …) seguo dagli esordi e che oggi, con il nuovo “
7 Endless”, raggiunge probabilmente la pienezza della maturità espressiva, contribuendo fattivamente a quello sviluppo del settore che molti
musicofili auspicavano.
Ispirato ai personaggi della
graphic novel “
The Sandman” di
Neil Gaiman, il disco omaggia il grande scrittore e fumettista britannico non solo sul piano squisitamente narrativo, arrivando in qualche modo ad attuare un analogo sfruttamento creativo di settori “merceologici” di grande popolarità.
Così se
Gaiman attinge a
fantasy,
horror e
supereroi per trasportare il lettore in un universo cangiante, enigmatico e inebriante, i
Secret Rule s’impegnano nel fornire una diversa interpretazione dei suoni “gotici” trasformando l’ascolto in un’esperienza assai coinvolgente e immaginifica, capace di andare oltre i crismi del settore pur rispettandoli.
Il
metal delle strutture portanti e dei
solos Martiriani di
Menarini, il
pop di alcune melodie e dei ritornelli e le atmosfere oscure e decadenti si fondono in un’entità artistica magari non propriamente “rivoluzionaria” eppure molto appagante, grazie innanzi tutto a uno spiccato gusto espressivo, in grado di assimilare svariati linguaggi sonori senza per questo snaturarne le peculiarità.
Una cultura ricca e multiforme costituisce verosimilmente l’
addendum nodale per edificare frammenti in note veramente intensi, a cominciare da una “
The endless” intrisa di una
grandeur “familiare” e tuttavia armonicamente parecchio adescante.
Si prosegue con la trazione sferragliante di “
Birth”, mentre è la successiva “
Dream” (a cui contribuisce
Andrea Ciccomartino dei Graal) a ostentare al meglio le attitudini “ibridative” dei nostri, capaci di mescolare con sagacia ruffianeria e tensione sensoriale.
Con la conturbante “
Desire” il clima si scurisce arrivando a lambire i territori
power/gothic, ”
Alone” conquista per un’abile gestione degli stereotipi e “
Destiny” è una “botta” di pura adrenalina metallica, adattissima all’esecuzione “dal vivo”.
La linea melodica electro-celtica (?!?) di“
Hidden into a dream” è un altro esempio di versatilità, al pari della contagiosa "
Desperation”, la dimostrazione di come una ricetta possa funzionare egregiamente anche con il dosaggio (sapiente) d’ingredienti molto “diffusi”.
“
Delirium” è il suo vigoroso
spleen emotivo prosegue nell’opera di soggiogamento e se “
Destruction” piace senza sorprendere, tocca a “
The awakening” ridestare prepotentemente l’attenzione, rievocando quei trascorsi
folk di
Angela Di Vincenzo e
Andy Menario che meriterebbero, visti i suggestivi risultati, un’applicazione più estesa.
Nella convulsa scena discografica contemporanea, asfissiante e disorientante, ritengo quello dei
Secret Rule un nome su cui poter contare per il presente e il futuro del genere, adatto anche a chi non dà troppa importanza alle “etichette” e nella musica cerca “solo” emozioni
cardio-uditive importanti.