Matricide In The Temple Of Omega, l'ultimo album degli
Aevangelist, è un doloroso viaggio senza meta, una celebrazione malefica dell'assurdo, un lento perdersi in un luogo dove ogni regola è violata... Un ascolto impegnativo, estenuante. Ma soprattutto destabilizzante. Non c'è dubbio che nella musica della band statunitense ci sia del perfido sadismo, un desiderio insito di provocare turbamento e smarrimento. Eppure tra le note di ciò che rimane degli stilemi di un oscuro black-death metal emerge anche un fascino perverso che in qualche modo cattura l'ascoltatore nelle sue spire ipnotiche e lo sottomette alla sua volontà. La fascinazione del male.
Gli
Aevangelist interpretano questa particolare e nerissima forma di death metal con l'intento di distruggere il death metal, smontando e frantumando i tempi, le regole armoniche, le strutture che sono alla base dei brani. Ciò che la band restituisce è qualcosa di malato, asfissiante, e dalle tinte molto oscure.
I brani degli Aevangelist, tutti tremendamente di lunga durata, lasciano del tutto smarriti. Ogni strumento segue un suo percorso, ai limiti dell'insanità mentale.
La batteria avanza spedita tra brusche accelerate e momenti in cui singhiozza tempi assurdi, la voce è un growling profondo tenuto molto basso sullo sfondo, ma anche i rari frangenti in cui compaiono le clean vocals l'atmosfera rimane quanto mai sinistra ed inquietante. Le linee di basso sarebbero sicuramente molto interessanti, sempre che si abbia la pazienza di cercarle nei meandri di questa assurda cacofonia. Ma sopra tutto questo perverso marasma domina lo stridere di una chitarra dissonante, dolorosa, che ferisce e disturba. Ed è un sibilo continuo, che serpeggia lungo tutto il full-length, penetrando dolorosamente nella carne senza dare requie. Ed è questa forse l'unica certezza di un album del genere, non avere forma, non avere una direzione, portare alla deriva ogni componente musicale pur riuscendo a mantenere una certa indefinibile compattezza.
Non solo. Questa malvagia celebrazione della disarmonia ha il suo fascino, è forte e potente, ed è dotata di grande capacità espressiva.
Attivi dal 2010, gli Aevangelist contano un lungo elenco di release alle spalle.
Heralds of Nightmare Descending, uscito in digitale sempre nel 2018, precede solo di pochi mesi l'album qui recensito. Ancor più nutrito è l'elenco di band, progetti paralleli e sperimentali tenuti in piedi da
Matron Thorn, mente della band. Ma sia chiaro, negli Aevangelist non c'è confusione, la loro non è ricerca per tentativi di strade da percorrere e di identità.
Gli Aevangelist sanno benissimo come e dove colpire per far male, in una dimensione cacofonica ed alienante che sembra essere la loro dimensione ideale.
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