In occasione del tredicesimo anniversario dell’uscita del loro secondo album intitolato “
Legend Of The Bone Carver” realizzato originariamente nel 2006, i danesi
Pyramaze decidono di fare uscire una ristampa del disco sotto la loro attuale etichetta “
Inner Wound Recording”
Ciò che maggiormente può colpire l’attenzione dei fans di vecchia data, rispetto all’edizione originale, è sicuramente l’interessante materiale contenuto nel booklet che comprende ben 16 pagine in cui viene descritta minuziosamente tutta la storia che sta alla base del concept e che si snoda attraverso le dieci tracce del disco, scritta dall’ex-chitarrista (e fondatore)
Michael Kammeyer il quale, dopo questo lavoro, fu misteriosamente allontanato dalla band.
La storia abilmente narrata in questo album, si basa sull’eterno conflitto tra il bene ed il male e sulla sottilissima linea di confine che separa queste due entità apparentemente contrastanti ma più simili di quanto si possa immaginare, poichè entrambi gli aspetti fanno parte della natura umana e la musica va di conseguenza, suscitando emozioni e reazioni altalenanti ma perfettamente in sintonia tra loro, con atmosfere e melodie in continua evoluzione e mutazione, talvolta tiratissime grazie alla sezione ritmica martellante (opera soprattutto del drummer
Morten Sorensen) talaltra dolci e intime, merito soprattutto della splendida voce del vocalist
Lance King (già frontman di prog-metal bands quali
Defyance e
Balance Of Power) e delle orchestrazioni di fondo che contribuiscono a rendere l’atmosfera sempre più espressiva e magica.
Per quanto riguarda l’analisi delle singole tracce, non c’è molto altro da aggiungere rispetto a quanto precedentemente esposto e quanto già descritto nella recensione fatta a sua tempo da Sergio “Ermo” Rapetti sempre sul nostro portale, con una particolare menzione per songs quali “
What Lies Beyond” ,“
Ancient Words Within” ma anche “
Souls In Pain” e “
The Bone Carver” che, pur rimanendo fondamentalmente power, in alcuni tratti strizzano l’occhio al progressive, intervallate dall’immancabile ballad “
She Who Summoned Me” la quale, nonostante un inizio alquanto scontato, tende a crescere man mano che il pezzo avanza, accattivante poi anche la melodia celtica di fondo di “
Bring Back Life”, infine la conclusiva “
Tears Of Hate” è un bel pezzo potente in cui comunque sono sempre le linee melodiche ad emergere integrandosi perfettamente con i riff di chitarra e la sezione ritmica.
In questa ristampa si può poi trovare una bonus-track intitolata “
Flame And Retribution” in cui a farla da padrone sono le orchestrazioni, una sorta di “gran finale” sinfonico con una chitarra a fare da sfondo nella parte conclusiva, che chiude l’opera appena raccontata.
Per concludere, ciò che colpisce maggiormente a 13 anni di distanza da quando
Legend Of The Bone Carver fu rilasciato è sicuramente il cambiamento di stile che la band ha subito nel corso del tempo, conseguenza tuttavia inevitabile dei continui cambi di line-up che si sono succeduti negli anni.
All’epoca difatti i
Pyramaze erano una band formata da membri o ex-membri di gruppi come
Anubis Gate,
Gemini,
Wuthering Heights e
Balance Of Power, tutte formazioni che partivano da una base di power metal melodico di matrice nordeuropea e che individuavano negli
Stratovarius di fine anni 90 i propri maestri ma che non disdegnavano affatto il prog, al fine di ricercare nuove linee musicali da sviluppare che si integrassero con i refrains principali.
Oggi invece la band danese, orfana soprattutto dei vari
Michael Kemmayer e
Lance King, sembra non aver più molto a che fare con ciò che era, avendo virato verso territori più heavy-hard, a causa anche probabilmente della crisi di creatività attuale che sta attraversando il movimento power, tuttavia rimangono questi bei dischi a ricordarci quanto questo genere sia stato bello e importante per tutti noi.
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