Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2006
Durata:43 min.
Etichetta:Cruz del Sur
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. PROLOGUE: CHAPTER 0: DEMONS IN ME (INTRO TO INFERNO)
  2. FALLEN: CHAPTER 1: BLEEDING BLACK HEART
  3. CHAPTER 2: VEILS THAT BLIND
  4. CHAPTER 3: THE DARKENED ANGEL
  5. CHAPTER 4: THE DAY MY FEATHERS FELL
  6. THE VISION: CHAPTER 5: 17 EMPTY ROOMS
  7. CHAPTER 666: THE KHAOS HATEFILE
  8. CHAPTER 7: RECALL TO NOTHING
  9. CHAPTER 8: LAPSE OF PERFECTION -PRALÂYA-

Line up

  • Amon 418: vocals, guitars, bass, keyboards
  • GroM: drums

Voto medio utenti

Dopo un'ottima parentesi avvenuta un paio d'anni fa, il movimento black metal italiano pareva aver subito un'involuzione sia nella quantità che nella qualità delle proposte realizzate. Calo dovuto probabilmente al momento di crisi generale del genere, ma imputabile anche ad una scarsa vena che stava riducendo la scena ai soli pionieri del genere, quelli che da sempre combattono per tenere alto l'onore della nera fiamma italica. Il 2006 pare aprirsi invece sotto altri auspici: l'unione di due musicisti appartenenti ai già ottimi Hortus Animae ha dato vita a un progetto interessantissimo, immediatamente recepito dalla Cruz Del Sur Music. Stiamo parlando di Amon 418, vero e proprio mastermind della band, e del grandissimo GroM, non a torto definito l'Hellhammer italiano per la tecnica sopraffina e la grande versatilità nel partecipare a lavori spesso profondamente diversi tra loro. Gli Hate Profile si muovono con agio all'interno del black metal, senza legarsi in maniera inopportuna a generi o categorie. Le composizioni sono insistite, aggressive, incalzanti, ma senza alzare in maniera ossessiva e ripetitiva i tempi. Anzi, la band riesce a dare il massimo soprattutto nei momenti più atmosferici, in cui la vena melodica della band si unisce alla marzialità di riff di chitarra magistralmente accompagnati dal drumming di GroM. Ma non è sempre così: furiose accelerazioni attendono solo di colpire l'ascoltatore, mentre samples elettronici infettano le composizioni senza seguire alcun filo logico. Molto particolari alcune partiture acustiche che mi hanno ricordato gli intermezzi di "At The Heart Of The Winter" degli Immortal, e anche la vena folkeggiante alla Amorphis che pervade tutta la sesta traccia. La prestazione vocale di Amon 418 completa perfettamente la sua musica, pur risultando ancora migliorabile per varietà e incisività. Vista la presenza della dicitura "Opus I" nel titolo, ci aspettiamo ancora grandi cose da questi nuovi alfieri del black metal made in Italy!
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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