Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2004
Durata:61 min.
Etichetta:Elektra
Distribuzione:Elektra

Tracklist

  1. WAKE UP
  2. BREATHING NEW LIFE
  3. NEW FOUND POWER
  4. PRIDE
  5. FUCK YOU
  6. REBORN
  7. EXPLODE
  8. SAVE ME
  9. COLD BLOODED
  10. CRAWL
  11. BLINK OF AN EYE
  12. BLUNT FORCE TRAUMA
  13. MOMENT OF TRUTH
  14. SOUL BLEED

Line up

  • Dimebag Darrell Abbott: guitars
  • Vinnie Paul Abbott: drums
  • Pat Lachman: vocals
  • Rob Zilla: bass

Voto medio utenti

L'attesa per questa nuova proposta dei fratelli Abbott era veramente alta, cosa avrebbero fatto dopo la dipartita dei mitici Pantera? Nessuno poteva sapere, ma sicuramente sarebbe stato qualcosa che avrebbe fatto parlare di sè a lungo poichè quando due mostri sacri del metal a stelle e striscie come Dimebag e Vinnie Paul si muovono lo fanno essendo sicuri di fare il botto. Il cantante il quale và idealmente a prendere il posto che nelle menti di ogni metal heads rimane di Phil Anselmo è Pat Lachman, cantante che ce la mette proprio tutta per non sfigurare al cospetto del suo predecessore, ma la battaglia è troppo impari, se pur bravo e dinamico non riesce a surclassare e neppure a scalfire il grande talento scenico e vocale dell'Anselmo furioso. Nonostante questo, se la parte di Pat non fosse quella di dover combattere contro il fantasma di Phil, si potrebbe dire che la sua è una prestazione più che convincente, il cantato calca sentieri cari ai Pantera fans con un'aggiunta di parti melodiche. Al basso troviamo lo sconosciuto Rob Zilla che a parte il nome abbastanza fumettistico esegue il suo ruolo in maniera eccellente senza farsi notare troppo , rimanendo nelle retrovie. Le vere stelle dell'opera sono ovviamente Dime e Paul i quali sciorinano tutta la loro grandissima esperienza di musicisti estremi. Le songs che compongono questo 'New Found Power' si discostano dalla storia dei Pantera più che altro poichè cercano un approccio più moderno nel songwriting, con questo non voglio dire che si tratti di un disco nu come tanti usciti in questi anni, ma si sente la voglia di inserire qualche elemento che vada al di fuori di quanto prolificamente prodotto con la loro precedente band. Una manciata di brani aggressivi all'inizio dell'album in cui a farsi notare è soprattutto il riffing micidiale del solito grande Dimebag, chitarrista geniale dallo stile unico, per arrivare alla prima sorpresa dell'album, il brano 'Pride' che rappresenta una forma canzone nettamente diversa rispetto al glorioso passato, nell'insieme sorretto da un cantato melodico e da un riff centrale bello corposo ma molto immediato, rimane come punto di riferimento il grande talento di Dimebag, il quale riesce a far diventare qualsiasi brano in cui si cimenta immediatamente riconoscibile grazie ai suoi assoli e alla sua particolare ritmica chitarristica. Il lavoro di batteria di Vinnie non può deludere nessun metal fans, variegato e dalla tecnica veramente 'oltre', di quei batteristi come ne fanno pochi al giorno d'oggi, uno della vecchia scuola per intenderci. Sinceramente ogni brano, chi più, chi meno, si fà ascoltare passando il verdetto sempre con un voto che supera la sufficienza, con alcuni picchi che rendono un album come questo nettamente sopra la media delle uscite odierne, non che non si ascolti più un disco buono al giorno d'oggi, anzi, ma quando personaggi come Dime attaccano la chitarra all'amplificatore rendono molto bene nella mia mente il perchè amo così tanto la musica heavy. Altri brani da segnalare sono senza dubbio 'Save me', anche questo atipico, il quale si assesta di diritto tra le novità di maggior interesse nella sua struttura canzone semplice ma efficente, 'Blink Of An Eye' nella quale i ragazzi spolverano il loro amore per la musica meno aggressiva e più melodica. L'album si chiude con un brano molto southern, acustico, che ricorda da vicino i migliori Alice in Chains unplugged. Che dire ancora? Chissà dove sarebbe potuta arrivare questa band se solo quel maledetto 8 dicembre 2004 un pazzo non avesse interrotto così bruscamente e insensatamente la vita di Dime, chissà di quanti riffs heavy avrebbero sanguinato ancora i nostri stereo, riffs come solo lui riusciva a tirare fuori dalla sua washburn. RIP Dime.
Recensione a cura di Dragula

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