Avevo già incrociato il mio destino con quello dei
KLEE Project un paio di anni fa, in occasione del loro debutto "
The Long Way", un buon album di hard rock con venature southern ma di fatto poi soggiogato da sonorità pop moderne ed alternative, talvolta sin troppo tendenti al lato commerciale in senso negativo del termine, ma in ogni caso sempre ben suonate ed ottimamente confezionate.
Fuori i guest
Erk Scutti e
Marco Sfogli, protagonista quest'ultimo di ottimi assoli nel lavoro precedente, dentro
Chicco Gussoni alla chitarra e
Daniele Iacono alla batteria, rimane il fido
Lorenzo Poli al basso oltre ovviamente al mastermind
Roberto Sterpetti, chitarra e voce molto graffiante, a tratti bonjoviana, specie nei momenti più intensi e "strappalacrime", ecco che arriva il seguito "
Living in confusion" che ripercorre i passi già tracciati in precedenza, con una tendenza a rimanere un po' più in territori hard rock e blueseggianti, tagliando le contaminazioni più elettriche e moderniste e concentrandosi più sull'impatto, sulle vibrazioni di una chitarra, spogliate da orchestrazioni varie, rendendo il tutto più crudo e diretto, sulla scia di brani passati come "
Time is Over" e "
You Should Be Mine".
Un album senza dubbio riuscito, più sanguigno e verace rispetto al più "plasticoso" esordio, di cui talvolta si rimpiange unicamente quei refrain dannatamente azzeccati e dall'immediata acquisizione, ma che senza dubbio saprà regalare una maggiore godibilità sulla lunga distanza.
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