Avete presente quando tornate dopo tanto tempo in un luogo, una città, una casa e cominciate a pensare a quello che facevate, com'eravate, e vi spunta un sorriso?
Bene, l'ascolto del nuovo
Phlebotomized è stato come aprire una stanza chiusa, sentire "la puzza degli anni '90" e di colpo re-immergersi nel passato.
Ho adorato la band olandese ed il suo essere così personale nel saper incastrare death metal, melodia, doom, folk ed un pizzico di pazzia, e non posso che gioire di questo loro ritorno che avviene a distanza di 22 anni dal magnifico Skycontract.
E giusto cinque anni fa i loro due gloriosi album sono stati finalmente ristampati e
da me prontamente recensiti con l'unico "9" in anni di militanza su questi lidi.
Ma torniamo ad oggi.
Questi ragazzuoli saranno stati all'altezza del loro glorioso (mica commerciale, eh) passato?
State tranquilli, con "
Deformation of Humanity" è in po' come tornare a casa.
Negli oltre 50 minuti del disco c'è spazio per continuare quel discorso musicale interrotto tanti anni fa, fatto di melodic-death oscuro, a volte rallentato, sempre malinconico, c'è spazio per brani strumentali ed anche per qualche esperimento audace. "
Desideratum", ad esempio, richiama molto gli Edge of Sanity ed il loro uso delle tastiere per poi trasformarsi per 30/40 secondi in un pezzo quasi "discotecaro" dove Molella sale in consolle e tu stai lì con la mascella cadente a chiederti "perché?". Tranquilli, il disco c'è, ed anche questo fa parte della loro follia.
È un piacere ritrovare i Phlebotomized in forma, ancora in grado di miscelare in modo personale le loro influenze, ancora capaci di creare quell'ambiente sonoro così personale e fottutamente affascinante. Sinth e orchestrazioni vengono usati per sottolineare passaggi ed atmosfere, non vengono abusati come avviene con altre band (mi vengono in mente i Fleshgod Apocalypse) ed il gruppo è sempre pronto a buttare nei brani sane dosi di cattiveria con accelerazioni old school death. Le chitarre, poi, sono perfettamente integrate, cattive quando serve, armonizzate per enfatizzare un determinato riffing e buttare inserti di melodia in canzoni che cambiano spesso forma, tempo ed umore.
Deformation Of Humanity gode anche di ottimi suoni, assolutamente adatti a sottolineare il loro personale mix sonoro. La produzione è infatti pulita ma non troppo, affilata ma non secca, old school ma non paracula. Purtroppo, i Phlebotomized continuano anche la loro tradizione di artwork di merda, presentandosi con questo nuovo aborto visivo. Pazienza, possiamo largamente consolarci con la loro musica.
Che sia "una botta e via" che sia "una nuova storia importante" non mi interessa, bentornati ragazzi.