Freddi come le sbarre di una cella. Acidi come l'alba su un'isola deserta.
Si soffre soli. Si tenta l'assurdo. Si suona roboante robaccia.
Zeppa e pregna come una matriarca proboscidata.
Chi cerca un album interlocutorio vada oltre. Chi tergiversa: sbatta il cellulare e ci salti anche sopra. Qua si fa quello che andrebbe fatto: per stare in società, per superare le cose di stato. E lo stato delle cose e deLLe altre grane: in testa, quelle "universali".
La chitarra trama, incalza, brucia. Le partiture kyuss-grass sono
cangianti. Urliamo sguaiati in mezzo all' ignavia. Tra gli uffici, alle fermate. Pure nelle proprie cerchie: smascheriamoci.
Chi riesce si spelli.
Talune storpie linee urlate, dritte sui timpani, fanno selezione fra ascoltatori interessati e passanti. Cliccanti.
Crudi come le oscene nudità di una Natura che ci interseca e sovrasta. Ora e sempre.
Meglio di alcune bands greche di cui, anni fa scrissi bene, meglio di quello che circola fra le stesse onde.
Top di Febbraio, anche se l'album è anche uscito lo scorso autunno.
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Una ricchezza in cui mietere abbondanza di spirito.
Basitevi...
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