Lontani anni luce anche dal semplice spelling della parola evoluzione, i brutal death metallers dei
Meathook tornano a deliziare i nostri incubi con il loro terzo lavoro, questo volta pubblicato per la
Unmatched Brutality Recodrs, dal laconico titolo
“Crypts, coffins, corpses”.
Anche per coloro che si approcciano per la prima volta alla band dell’Arizona, lo scorrere dei titoli del cd preannuncia con ingenua coerenza il contenuto, ovvero una realtà perversa costellata da bizzarri maciullamenti assortiti, pavimenti resi sdrucciolevoli a causa dello spargimento di litri e litri di sangue sacrificale, l’odore di carne carbonizzata o messa a bollire con aromi vari in grandi pentoloni, interiora fluttuanti di corpi appesi e in decomposizione, ecc…
Tematiche note, di cui abbiamo già una ampia letteratura formatasi nel corso degli ultimi 25 anni (almeno) ma che risultano sempre attuali per qualsiasi band brutal che si rispetti e che, lungi dallo scandalizzare ancora qualcuno, fanno sempre molto “colore”.
Detto questo, i
Meathook hanno anche una discreta base musicale su cui basare i propri incubi. Il martellamento è incessante, le coppie d’asce
Mack/Gonzales dannano la propria anima producendo riff dopo riff senza sosta e il vocalist
“Mars” Gonzales ci dà dentro con il suo gorgogliante growl ai limiti della comprensione.
Il tutto in maniera lineare, evitando ritmiche e riffing troppo cerebrali, puntando tutto sull’impatto senza “destabilizzare” l’ascoltatore con soluzioni fuori dal canone del genere.
“Crypts, coffins, corpses” è un lavoro destinato esclusivamente a chi abitualmente si nutre con questa “dieta”: gli altri possono guardare altrove.
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