Ho un ricordo molto vivido di queste colonne del death metal americano, perché ero poco più che uno sbarbatello quando un mio caro amico dell’epoca stanco di sentire le solite lagne della radio mise l’audiocassetta che aveva in macchina; ora un reperto archeologico per i più giovani ma quel supporto mi sconvolse nel sentirlo.
All’epoca ero digiuno di metal estremo, lo stavo ascoltando piano piano e venni spazzato via da un muro di chitarre, bestialità e distruzione senza ritegno, da allora non ho più lasciato il genere ed i
Malevolent Creation.
L’opener “
End the torture” ci fa già capire l’andazzo; dopo un arpeggio malsano e dissonante con un breve campionamento ecco l’apertura minacciosa con chitarroni e batteria tellurica.
Dopo uno stop n’ go ecco l’assalto in blast beats con l’accoppiata
Wollenschlaeger/Fasciana sugli scudi; uno con il suo classico growl profondissimo e l’altro a ricamare una rete di riffing serrati, taglienti e un solo su un accelerazione di batteria, marciume e distruzione.
“
Mandatory butchery” è un brano che vi stamperà contro il muro con un assalto all’arma bianca.
I nostri non si fanno problemi con un riff che è pazzesco e un attacco veloce con rallentamenti marcissimi e parti in blast beats per poi riprendere come se nulla fosse l’assalto, un brano da spezzacollo con una coda lenta e minacciosa col growl del singer profondissimo e minaccioso.
“
Born of pain” è la lezione di come deve essere un brano death metal; veloce, feroce e devastante.
Sezione ritmica che alterna cambi di tempo veloci, precisi con riffing di chitarre serrato in alcune parti e altre più marce con una melodia sinistra e un growl senza pietà alcuna. All’interno del brano c’è anche un godurioso rallentamento con un muro di chitarre e pesantezza senza far prigionieri.
“
Knife at hand” parte con un furente blast beat e chitarre marce in tremolo, l’avanzata è diretta e senza fronzoli.
Ci sono parti più cadenzate e telluriche dove le chitarre servono riffing di pura scuola death floridiana prima dell’accelerazione, brano che è pregno di atmosfera malsana, maligna e senza compromesso alcuno.
La conclusiva “
Release the soul”, viene aperta da melodie di stampo quasi slayeriano per la malignità espressa e con una cadenza pesantissima su quale si staglia il growl del grande Lee, poi ecco la devastazione con un blastbeat da manuale ed accelerazioni dove il riffing si fa sempre più marcio e malsano in ogni suo accordo, finchè il brano si conclude con la ripresa del tema iniziale.
Che dire se non che la band di Fort Lauderdale si conferma una solida realtà del death metal; queste colonne sanno ancora creare atmosfere maligne, marce di pura sozzura estrema.
Un consiglio ai giovani, se volete acquistare un disco veramente death metal, di quello puro, senza compromessi acquistate questo grande ritorno, ne rimarrete soddisfatti; bando alle mode, perchè la bestia ha ancora fame!