Non lo nego, appena ho saputo che questo album sarebbe uscito sono stato assalito dalla curiosità. Sì, perché, per chi non se lo ricordasse, i
King Apathy altri non sono che il gruppo post-black precedentemente conosciuto come Thranenkind, sulle scene fin dal lontano 2007.
Un gruppo, i Thranenkind, giovane e promettente che nel 2013 con
The Elk aveva manifestato qualche buona idea e potenzialità nel suo genere. Purtroppo il debutto era fin troppo derivativo, a mio parere, e non mi aveva particolarmente conquistato, se non per uno spiccato gusto per la melodia. Così, dopo ben sei anni che li avevo persi di vista ho accettato di buon grado di ascoltare il loro nuovo album Wounds.
Le buone premesse c’erano tutte e il cambio di monicker faceva presagire un cambio anche del gruppo o una sua maturazione. Ma
Wounds ha dato prova di essere un buon album?
Wounds è un disco riuscito solo a metà perché se da una parte c’è sì una maturazione, dall’altra si ha come l’impressione che l’album bruci tutte le sue cartucce all’inizio, senza offrire più di tanto nel complesso.
Le prime tracce sono davvero ottime e il miglioramento nella produzione è palpabile, poiché il tutto suona ben definito. In particolare,
"The Scars of the Land" è un pezzo davvero ottimo, costruito su riff davvero efficace e che arriva dritto al punto. Emoziona e dà la carica, facendo ben sperare nel resto dell’album, che continua con la solida traccia
"Cleansing", più calma e meno incisiva della precedente, ma comunque valida.
E’ da questo punto che il disco continua quasi per inerzia, proponendo tracce che si assomigliano un po’ tutte e che faticano ad avere carattere. Viene alla luce il fatto che la band è ancora ben lontana dal distinguersi nella scena, nonostante abbia tutte le carte in tavola per farlo, come una buona voce hardcore, che però manca di personalità e alcune melodie davvero azzeccate. Tutto questo però non basta e l’album annoia in fretta e, arrivato a poco più di metà, mi sono ritrovato a controllare annoiato quanto tempo mancasse in modo compulsivo.
Per fortuna la traccia finale,
"Earthmover Rising", è davvero un buon pezzo e risolleva, anche se non di molto, la qualità dell’album, che quantomeno ha il pregio di iniziare e finire bene.
Wounds è un disco mediocre, ed è questo che più di tutto mi ha deluso. La band non è nuova nel genere e poteva fare decisamente di meglio, ma ha finito per fare un album come tanti altri. Un vero peccato.
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