Copertina 5,5

Info

Anno di uscita:2019
Durata:43 min.
Etichetta:Rockshots Records

Tracklist

  1. ADVENT
  2. ANTICHRIST
  3. WARRIORS OF HELL
  4. HOLY OR UNHOLY
  5. MOTHER
  6. HELL FOR ALL
  7. SON
  8. THE WORSHIPERS OF EVIL
  9. SATAN’S SLAVE
  10. GOD IS NOTHING

Line up

  • L.V.: vocals, guitars,
  • Sk: bass, guitars, programming

Voto medio utenti

I Malamorte sono uno dei tanti progetti che vedono coinvolto Lord Vampyre (con i Lord Vampyr appunto, Cain, Nailed God ed in passato Theatres des Vampires e Shadowsreign) e, giunti al terzo album, mostrano un'anima che progressivamente si è liberata dalle catene del Black Metal. Infatti, dopo una breve intro, "Antichrist" ha la capacità di riunire lo Speed & Thrash Metal alla N.W.O.B.H.M. riportando alla memoria quel feeling provato ai tempi di "Show No Mercy". Un più che discreto inizio, vanificato però dall'alquanto improbabile "Warriors of Hell", un riff ed un passo alla Running Wild, per un brano che non solo non brilla di originalità (il refrain è da dimenticare) ma che pecca anche nel cantato e nell'assolo di chitarra, che pare appiccicato lì a forza. E a proposito di ritornello, la seguente "Holy or Unholy" riesce a fare anche peggio, rivelandosi altro episodio che non convince per nulla. La brutta china che stava prendendo il disco rallenta, prima con la cangiante ed inquietante "Mother" dove aleggia lo spettro dei Mercyful Fate, poi grazie a "Hell for All" che ad un guitarwork che ha qualcosa dei Paradise Lost affianca accelerate thrasheggianti. "Son" scatta bene dai blocchi di piartenza, incisiva e horrorifica, peccato che L.V. caschi nuovamente nella tentazione del refrain facile ed ammiccante. Una costante cui non sfuggono nemmeno "The Worshipers of Evil", (quel "we Bleed for you..." insistito è quasi imbarazzante) e "Satan’s Slave" (tra King Diamond e i Death SS) che si fanno apprezzare per una marcata vena teatrale e dei riusciti passaggi strumentali dove va segnalato il bel lavoro alla chitarra.
In chiusura il brano più cattivo del disco, "God Is Nothing", un episodio malato e malvagio che vede i Mercyful Fate sotto influenze thrashy. Probabilmente anche il brano più rappresentativo e riuscito di questo "Hell for All", un album che anche nei momenti migliori (mettiamoci pure "Antichrist") non trova riscattato ad un songwriting e a degli arrangiamenti approssimativi e confusi, e che - forse in omaggio alle origini Black Metal dei romani Malamorte e ai trascorsi oscuri di Lord Vampyre - mostra più ombre che luci.



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Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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