Tra qualche giorno, o forse proprio quando leggerete queste righe “strappalacrime” , entrerò nella mia quarta decade da metallaro (notiziona …) e nonostante migliaia di ore passate ad ascoltare la nostra musica preferita, la domanda esistenziale che mi pongo, come magari qualcuno di voi, è “ma veramente il metal (estremo per quel che mi riguarda) deve/dovrebbe evolversi?” … Perché se dopo così tanto tempo, delle urla lancinanti, delle chitarre taglienti e una batteria impazzita mi fanno vibrare il cuore, perché dovrei smettere di ascoltare ciò che più mi aggrada in pieno per passare ad ascolti più evoluti, adulti e cerebrali? Già perché dovrei? E soprattutto perché se tutto è già stato detto ed inventato, se il black metal non è altro che “un circo per adolescenti annoiati e facilmente impressionabili” , siamo ancora qui a parlarne? Semplicemente perché il black metal è innanzitutto attitudine, sentimento (nero), incapacità di scendere a compromessi e linfa vitale per innalzare inni al male, inteso in senso lato e assoluto, al male religioso, al male di vivere, al male che ci circonda, al male che ci ha forgiato … Sarà per questo sentimento universale e totalizzante che il metal estremo, forse più di altri sottogeneri, trova “ammiratori” e “praticanti” in ogni dove del globo … sarà proprio questa necessità di esternare “il peggio” che continua ad alimentare la nera fiamma e ad ispirare … Sarà quel che volete ma gli
Insonus, hanno trovato modo di continuare a tenere alta la fiamma nera, con un album classicamente malvagio, che rimanda dritti dritti agli albori del genere, e più precisamente nella Svezia di inizi anni ‘90 dove, come in Norvegia, si sono stabilite e dettate le regole di un genere che si rinnova sulla qualità della proposta e non nella rivoluzione del suono … I sei brani che compongono questo ottimo debut, sono tutti molto lunghi e non necessariamente articolati, ma altamente evil, con riff moderatamente melodici, ma sempre affilati e gelidi, ascoltare “II” per farsi una bella idea, o la conclusiva “VI” , dove fanno capolino anche delle lontanissime influenze trash . Per chi ama queste sonorità “
The Will To Nothingness” è un vero must, dove l’unica concessione “evolutiva” sono i samples tratti da “Il Settimo Sigillo” (film del 1957) e l’ispirazione lirica più filosofica (gli scritti di Nietzsche) piuttosto che satanica … “Molta gente non pensa né alla morte né alla vanità delle cose, ma verrà il giorno in cui si ritroveranno all’estremo limite della legge … si sull’orlo dell’abisso …”
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