A questi cinque giovincelli provenienti da
Philadelphia va riconosciuto il dono della chiarezza: nessun raffinato arzigogolo lessicale o criptico messaggio subliminale alla base della loro presentazione.
Anzi, tutto l’opposto.
Nome del gruppo:
Devil Master(Alcuni) nomignoli d’arte dei componenti:
Darkest Prince,
Spirit Mirror,
Hades Apparition,
DisembodyTitolo dell’album: “
Satan Spits on Children of Light”
Non si va per il sottile, si diceva, ma anzi si celebra
Nostro Signore Lucifero con grande entusiasmo, un po’ di vino e voglia di bestemmiare (
Guccini cit.).
Nessuna lamentela da parte mia, visto che anche la proposta musicale è imbevuta della medesima urgenza iconoclasta, al punto da rendere l’esperienza uditiva davvero adrenalinica ed appagante.
Ma andiamo per gradi: è opportuno evidenziare come il
black metal forgiato dai
Devil Master, a dispetto dell’attitudine cruda ed
in your face, metta comunque in bella mostra un’anima piuttosto sfaccettata.
Sentori di
dark rock (come percepibile nel lascivo timbro di chitarra dell’
opener “
Nightmares in the Human Collapse”), sferzate
proto-death (“
Skeleton Hand”), lividi sfoghi
punkeggianti (la carica percussiva di “
Dance of Fullmoon Specter” è esemplificativa in tal senso), rimandi alla
NWOBHM più sulfurea (“
Her Thirsty Whip”) ed echi
motorheadiani (ascoltare l’assolo di “
Black Flame Candle”, ma soprattutto l’
incipit di basso ed il
chorus di “
Christ’s Last Hiss”, per credere) testimoniano di un approccio alla materia rude quanto volete, ma tutt’altro che semplicistico o monodimensionale.
Al tempo stesso, “
Satan Spits on Children of Light” possiede il grande pregio di suonare compatto (brani brevi, nemmeno 40 minuti di durata complessiva) e costante, tanto che giungerete al termine del
platter in un soffio, senza scontrarvi col minimo momento di stanca o scoglio dettato dalla noia.
Potrete apprezzare analoga consistenza nella qualità media della
tracklist, da cui trovo davvero difficile estrapolare episodi più rappresentativi… benché, a volerla proprio dir tutta, “
Devil Is Your Master” possieda un tiro spaventoso, e la decisione di utilizzare “
Desperate Shadow” quale singolo apripista non sia certo stata presa lanciando una monetina, visto che non riesco a levarmi il
riff dalla testa.
Senz’altro da aggiungere alla -già nutrita- colonnina dei
plus l’
artwork di copertina ed il
sound -che falcia e martella al tempo stesso- ottenuto da
Arthur Rizk.
Ancora: alle mie orecchie risultano lampanti i margini di crescita di una compagine già valida ma ancora imberbe (d’altra parte parliamo del
full d’esordio di una formazione che ha visto i natali nel 2016).
Basterà incanalare meglio le intuizioni melodiche, sviluppare un’identità stilistica ancor più personale e distinguibile, accordare qualche attenzione in più agli arrangiamenti (senza farsi prender troppo la mano)… e potremmo ritrovarci tra le mani il perfetto ibrido tra
Vampire,
Goatwhore,
Take Over and Destroy e
Tribulation.
Se tale prospettiva solletichi o meno voi gloriosi lettori non lo so; io ho già l’acquolina in bocca.
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