Quando nel 2014 uscì il disco del ritorno ovvero "
Metaphysincarnation" non riuscii a nascondere la mia delusione: gli
Electrocution da sempre avevano rappresentato la meravigliosa faccia brutale dell'Italia quando emergere era davvero difficile, quando le difficoltà apparivano insormontabili ma nonostante ed a causa di questo allo stesso tempo "
Inside the Unreal" rappresentò e rappresenta tuttora quel disco di culto, status raggiunto sia per l'enorme valore che a distanza di oltre 25 anni non ha perso un carato della propria lucentezza sia per le condizioni del mercato italico che spezzarono le gambe, insieme ai problemi interni della band bolognese, ad un lavoro devastante.
"Metaphysincarnation" non riusciva a riprendere le fila del discorso interrotto tanti anni prima, il sound era virato quasi completamente su un death metal molto tecnico e poco viscerale, la voce di
Montaguti indirizzata su un death moderno, urbano, lontano da quello che gli Electrocution avevano saputo rappresentare: a dirla tutta anche la qualità dei brani era molto altalenante sebbene nel globale si riuscisse a strappare la sufficienza.
Un writer, tantomeno se è fan della band in questione da quando aveva 17 anni, non ci gode mica a spegnere gli entusiasmi ed a raccontare la propria verità eppure di critiche addosso me ne piovvero a dismisura - come al solito non dal gruppo in questione, usualmente molto più maturi della loro audience - ma se i risultati sono questi sono disposto a prendermi i necessari sputi virtuali ed a godermi oggi il nuovo "
Psychonolatry", non uno ma dieci passi avanti per gli Electrocution.
Line-up quasi completamente rivoluzionata, rimanente il solo terremotante
Vellacifer alla batteria, per un album che cambia direzione con forza ed intelligenza, restituendo un disco death metal che fuma per quanta rabbia e precisione ci sono state inculcate dentro.
Tutto è sistemato ed il primo sorriso di accondiscendenza arriva dopo pochissimi secondi della iniziale titletrack, il riff è rabbioso, di scuola classica, il growl è letteralmente trasformato ed è tra i migliori ascoltati negli ultimi anni, unendo profondità a quella rabbia becera ed urlata che mancava del tutto nel capitolo precedente: quello che invece non mancava, ovvero gli stupendi assoli che erano il punto forte di "Metaphysincarnation", viene mantenuto nonostante l'assenza di
Guadagnoli, egregiamente sostituito da
Alessio Terzi, impeccabile sia per esecuzione sia per sonorità, donando assoli taglienti ed imperiosi che si amalgano a perfezione con le rinate impetuose composizioni degli Electrocution.
Si passa da partiture più mid-tempos che a volte mi hanno riportato alla mente i
Morbid Angel di "
Domination", ad altre spaccaossa ed entrambi gli aspetti sono convincenti al massimo, ognuno con la propria identità, il proprio carisma, la propria riconoscibilità: da segnalare la splendida "
Of Blood and Flesh", che vorrei dire molto
Malevolent Creation di tanti anni fa ma non sarebbe giusto perchè qualcuno potrebbe sminuire il valore intrinseco ed originale del pezzo, così come "
Misanthropic Carnage" e "
Organic Desease of the Sensory Organs", malata e ferale che dal vivo sarà un macello per i coraggiosi dell'headbanging.
Sul finale del disco (che peraltro scorre davvero benissimo, tornando a medie anni '90 con brani tutti sui 4 minuti di durata) troviamo "
Bologna", già apparsa in posizione numero tre come "
Bulåggna", nuovamente con ritmiche ed assolo nettamente sopra la media, e la ri-registrazione della storica "
Premature Burial", immortale brano che andava ad aprire "Inside the Unreal": inutile fare paragoni, giocoforza dettati da ricordi e sentimenti, godiamocela come bonus track, apprezziamo gli enormi miglioramenti della tecnologia e dei musicisti e scapocciamo senza un domani: ovviamente nel mio cuore rimarrà sempre l'originale del 1993 ma sapete bene con che razza di nostalgico avete a che fare quando leggete le mie recensioni.
Questo a maggior ragione vi farà capire quanto sia buona questa versione, dato che mi sono lasciato facilmente conquistare senza eccesivi romanticismi.
Già detto ma repetita iuvant: non uno ma DIECI passi avanti per gli
Electrocution. "
Psychonolatry" è un disco che non fa prigionieri e quando una band compie questi enormi passi in avanti siamo i primi a gioirne.