Tuffo nel passato con i modenesi
BROWBEAT, del quale sinceramente ignoravo la reunion effettuata a fine 2017: in effetti ero rimasto parecchio indietro, per la precisione al 2003, anno in cui il nostro storico collaboratore Whora (a proposito, chissà in quale parte del mondo è finito!) recensiva "
Audioviolence", un disco uscito addirittura per
Copro/Casket che a discapito del nome era un'etichetta molto forte in quel del Regno Unito per le sonorità hardcore, insomma il sogno di moltissime formazioni europee e non.
Sogno indubbiamente anche per i Browbeat, un sogno realizzato con il coronamento poi di molti tour, la condivisione del palco con
Skindred, Raw Power e chissà quanti altri...e poi...e poi qualcosa dev'essersi rotto perchè la band è morta lì.
Morta e risorta ma con moltissima energia, letteralmente ripescata dagli anni '90 e questa per un aficionados come il sottoscritto di quelle sonorità non può che essere una lieta notizia: si viene letteralmente travolti da quel bel muro di una volta, quelle chitarre di impatto ma non iper compresse e piatte come quelle odierne, i cori urbani rabbiosi alla "
Urban Discipline" dei
Biohazard, ed a conti fatti sì, questo "
Remove the Control" è fottutamente un disco urbano, fatto di periferie difficili, gang che si affrontano, barili che bruciano sotto i viadotti delle autostrade, violenza repressa e manifesta, sirene della polizia in lontananza e la fuga nei cortili del "neighborhood".
Avete presente quel capolavoro di "
Colors" del 1988 con
Robert Duvall e
Sean Penn? Ecco, i Browbeat ne hanno creato una colonna sonora alternativa perfetta.
Echi di
Madball? sì, certamente, ma ancora di più di quei
Machine Head geniali al tempo in cui declamavano di far risuonare la libertà con un colpo di fucile, prima che
Flynn si rivelasse per quel mercenario senza ideali che è.
I Browbeat non avranno mai la fama ed i soldi dei Machine Head, ma la dignità è un valore che non si compra.
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