Il processo di tempra che gli
Steel Raiser hanno intrapreso sin dall'esordio "Race of Steel" (2008), proseguito poi con "Regeneration" (2013) e "Unstoppable" ('15) li ha finalmente portati alla definitiva realizzazione di quella lega ferrosa conosciuta come acciaio.
"
Acciaio" è, infatti, il loro nuovo album, ennesimo tributo al British Steel e al Power & Speed made in USA, un appuntamento al quale gli
Steel Raiser si presentano compatti, con una line-up che vede un solo avvincendamento, visto l'arrivo dell'esperto, e altrettanto capace, batterista
Carlos Cantatore (MaterDea, Overmaster ... ), ma soprattutto con la stessa attitudine ed energia di sempre.
"
The Fourth Seal" scivola via piuttosto velocemente, lasciando campo a "
Demon Angel", brano roccioso, che in alcuni passagi mi ha fatto pensare ai W.A.S.P., anche a lvello vocale visto che
Alfonso Giordano ricorda sempre il miglior Blackie Lawless, ma che soprattutto non si schioda dallo stile del guppo catanese. Lo stesso singolo, "
Heavy Metal Hero" supportato da un video divertente ed ironico, è un focoso anthem che miscela Judas Priest e i già citati W.A.S.P., mentre "
The King of the Night" si mette in evidenza per un ottimo guitarwork, segnalandosi come un altro capitolo tutto Fast & Metal Furious.
Ma proprio quando le cose sembravano girare alla grande, il rullo compressore azionato dagli
Steel Raiser si inceppa e gli ingranaggi iniziano a scricchiolare con "
Genghis Khan", un po' Blind Giardian e un po' Priest, peccato per alcune escursione canore che gridano vendetta, e non basta il break acustico ed evocativo a risollevarne le sorti. A seguire "
Rising Phoenix" prende un passo maggiormente powereggiante rispetto agli
Steel Raiser che conosciamo, ma più che altro non riesce ad uscire dall'anonimato.
Gli
Steel Raiser tornano velocemente in carreggiata con "
Highway Eagle" e "
Night of the Duster", veloci e scattanti, due treni lanciati in corsa sui binari del miglior Heavy Metal, con nel mezzo "
Wherever" una ballad toccante, intensa e un po' alla Savatage. "
Spirits of Vengeance" non è ne veloce ne melodica: è un brano incazzato che porta gli
Steel Raiser nei territori di caccia battuti dagli Iced Earth, dai quali la ne escono con un sacco di prede, visto che si tratta di un dei momenti più riusciti dell'intero "
Acciaio". E non si smette di correre nemmeno con le successive "
Man of Rage" (con un pizzico dei primissimi Helloween) e "
Up the Fist", altrettanto veloci ed aggressive, con in bella evidenza il martellare di
Cantatore.
Peccato per quel calo nella fase cenrtale del disco, perchè nella sua porzione finale gli
Steel Raiser hanno piazzato un terzetto di canzoni di ben altro spessore. Fosse stato tutto su questi livelli, "
Acciaio" avrebbe sicuramente raggiunto, se non superato, i livelli di "Unstoppable", invece si piazza un passetto indietro.
Ma non ho dubbi: recupereranno... e con gli interessi.
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