In occasione del loro esordio "What Will Prevail" (2016) avevo guardato con simpatia ai
Thornbridge, con la formazione tedesca che omaggiava apertamente queli che erano, e restano, le loro fonti d'isprazione.
Infatti, sul nuovo "
Theatrical Masterpiece" continuano ad abbeverarsene, tuttavia un po' perchè lo sguardo si è fatto più critico e un po' perchè nell'occasione le scelte nei chorus e quelle in fase di songrwriting lasciano spesso larghi spazi per delle critiche, non possiamo certo parlare di un miglioramento, anzi è più facile sottolineare che si assiste ad un paio di passi indietro.
Lasciato scorrere il breve intro a titolo "
Take to the Oars", la titletrack ha un buon approccio ed un bel tiro, tra Sonata Arctica e Stratovarius, ma subito vengono messe alla gogna (magari proprio quella illustrata sulla copertina) le scelte a livello di un refrain tanto fiacco quanto prevedibile, uno svarione in cui cadranno fin troppo spesso nel prosieguo del disco.
"
Keeper of the Royal Treasure" è un pezzo sin troppo vicino agli Hammerfall, mentre "
Revelation", dove troviamo lo special guest
Andy B. Franck (Brainstorm, Symphorce e Almanac), si alterna tra Rhapsody e Blind Guardian, peraltro con un approccio chitarristico che in più passaggi lascia interdetti.
Una manciata di brani che alternano buoni spunti ad altrettante cadute di tono, un trend cui si accoda pure la seguente "
Demon in Your Heart": animo da defender, un piglio teutonico e cori anthemici, per poi inciampare in intrecci strumentale poco fluidi e spigolosi. "
Journey to the Other Side" incalza come ci avevano abituato i vecchi Iron Maiden, ma poi si perde in cori e passaggi scontati che ricalcano quanto già fatto dai principali esponenti del Power Metal made in Germany e va più che altro segnalata la presenza di un secondo ospite:
Roberto De Micheli, chitarrista dei Rhapsody Of Fire. Giusto il tempo di finire di storcere il naso, ed ecco che "
Ember in the Winter Grove" parte al rallentatore (avrei scommesso sulla classica ballad d'ordinanza) per accelerare e trasformarsi nel miglior pezzo finora ascoltato. "
Trace of Destruction" è un altro episodio powereggiante che piazza degli scatti repentini che di primo acchito mi hanno fatto pensare a un qualche problema del lettore, per poi prendere sentieri più canonici. Gli stessi che battono anche nelle nelle puntate successive, "
The Helmsman" e "
Set The Sails" dove fanno capolino gli Heavens Gate e i Gamma Ray, peraltro con discreti risultati. Crescono a questo punto le speranze di residue in un colpo di coda finale, in occasione di una "T
he Dragon's Sleeping" dal titolo più che invitante, ma l'arpeggio iniziale non era il preludio a un ultimo brano, infattii, dopo poco più di un minuto scivola via e con questo pure l'album.
I
Thornbridge non riescono a mantenere le aspettative suscitate dall'ambizioso titolo "
Theatrical Masterpiece" .. forse era meglio intitolarlo "Trace of Destruction".
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