Bella dimostrazione di costanza e di forza da parte dei Mystic Prophecy, oramai al quarto album, che hanno superato senza alcuna (apparente) difficoltà lo split con lo stimato ed iperinflazionato chitarrista Gus G., sempre più deciso a concentrarsi sui Firewind (ed in effetti ha lasciato anche i Dream Evil). Il suo ruolo se lo sono divisi due dei tre nuovi entrati, Markus Pohl (Symphorce) e Martin Grimm (Headstone Epitaph), mentre l'ultimo volto nuovo è quello del batterista Matthias Straub (Sacred Steel) che ha rimpiazzato Dennis Ekdahl, preso dai sui impegni con i Raise Hell, e bisogna riconoscere che la sua prova ha dato un'ulteriore sferzata d'energia al sound dei Mystic Prophecy.
Un bel tourbillon quello che hanno affrontato i due fondatori del gruppo, Martin Albrecht (ex Stormwitch) ed il cantante Dimitri Liapakis, entrambi già spalla a spalla nei Valley's Eve.
Abbandonato l'intricato concept, incentrato sulla figura del legionario romano Longino, che aveva caratterizzato finora la loro discografia ("Vengeance", "Regressus" e "Never Ending") i Mystic Prophecy sono andati ad affrontare argomenti diversi tra loro, politica, ambiente, religione... comunque aspetti sui quali hanno ritenuto valesse la pena soffermarsi.
Chissà se anche questa scelta ha contribuito ad accentuare la componente più focosa e thrashy delle loro composizioni, sorrette dall'ottima performance di un Liapakis nettamente migliorato (qui davvero ai livelli di Jorn Lande o di Andy B. Frank), e come già anticipato, dalla spinta del nuovo drummer.
Il cantante di evidenti origini elleniche, ha nuovamente curato la produzione del disco, che è stato poi mixato da Fredrik Nordström ai Fredman Studio, guadagnandoci non poco se paragonato al precedente "Never Ending".
Per quanto riguarda l'indirizzo musicale, i riferimenti guardano soprattutto oltreoceano, tra Nevermore, Vicious Rumors o Iced Earth, mentre giusto per restare in Germania, si possono citare i Brainstorm.
L'inizio del disco è quasi powereggiante, doppiacassa e le due chitarre in evidenza, ma ben presto "Shadows Beyond My Soul" si ispessisce ed inasprisce. Certo non quanto la seguente "Master Of Sins" (una ritmica devastante ed un refrain indovinato), oppure la cattivissima "Evil Empires". Tutti ottimi pezzi, a fianco dei quali non sfigurano nemmeno le ottime "In The Darkness" o "Best Days of My Life", ben strutturate in un perfetto equilibrio tra forza e melodia.
"Savage Souls", è un album letteralmente pervaso dall'energia del gruppo, e trattiene per ultimo il brano più melodico, la power ballad "Into The Fire".
Il loro nuovo disco, uscito per la Massacre dopo la collaborazione con la Nuclear Blast, vede ora i Mystic Prophecy non solo farsi più aggressivi, ma anche migliorati e maturati rispetto a quanto espresso in passato.
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