Opera ambiziosa quella concepita dall'altoatesino
Lord Phobos, membro unico dei
Phobonoid, gruppo tra i più interessanti del rooster
Avantgarde Music.
"La caduta di Phobos", terza uscita discografica del Nostro, è, di fatto, un concept album che ci racconta la futile ricerca, da parte del genere umano, di risposte alle sue domande, una ricerca che assume l'aspetto di un viaggio interstellare tra satelliti e corpi celesti e che, musicalmente, si esprime in uno space black metal freddo, meccanico, dalle chiare influenze industrial e dalle evidenti inflessioni di matrice doom, tutte caratteristiche che danno vita ad una proposta affascinante, letteralmente persa nel buio interstellare e ricca di atmosfere inquietanti perfettamente in linea con l'aspetto concettuale.
Phobonoid risulta essere un fine cesellatore di melodie gelide e molto poco umane all'interno delle quali si viene risucchiati come in un buco nero, sia quando l'album da sfogo ai blast beats, sia quando, invece, i ritmi tendono ad essere più moderati e marziali in un costante connubio di nero e freddo che, a ben vedere, sono gli elementi costanti che caratterizzano l'amalgama sonora de
"La caduta di Phobos".
Certo sono in tanti i gruppi che si cimentano in una musica del genere, ma pochi riescono ad essere evocativi come i
Phobonoid, pochi sono in grado di saper coagulare così bene elementi sonori anche piuttosto distanti e pochi, lo avrete capito, hanno idee così buone come quelle che ascolterete in un album intelligente, a tratti apocalittico, a tratti ossessivo come questo, un album, dunque, dall'elevata qualità nel quale, mi piace sottolinearlo, sarete in grado di cogliere l'origine italiana del suo creatore, cosa questa che ci inorgoglisce ulteriormente.
Spero che i tanti esterofili la fuori non si lascino sfuggire questa piccola gemma: sarebbe un peccato mortale.
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