Diciamo pure che gli
Anthem non si sono mai contraddistinti per gli artwork, e nemmeno l'ultimo album brilla per questo aspetto.
Le cose vanno decisamente meglio sotto l'aspetto musicale, ma anche questa non è una sorpresa, infatti, assieme ai Loudness e agli Earthshaker (altre due band che spesso hanno tentennato a livello di copertine) nel corso degli anni hanno dato prova del loro valore, e soprattutto nei primi anni '80 avevano catturato la mia attenzione.
E lo stesso avviene ora con "
Crimson & Jet Black", e finalmente direi, dato che era da tempo che li aspettavo al varco con un album di inediti, visto che dopo "Engraved" del 2017, con "Nucleus" (2019) avevano prima dato una spolverata ai migliori brani della loro discografia e poi realizzato un album di quasi sole cover, "Explosive - Studio Jam -" (2020).
Le orecchie mi si drizzano sin da subito, infatti, la speedy "
Snake Eyes" ci scuote con una bella botta di Metal ottantiano con a corredo una adeguata dose di melodia, il tutto con evidenti rimandi agli Accept, e se
Yukio Morikawa ha un approccio meno ruvido sia di Udo Dirkschneider sia di Mark Tornillo, il chitarrista
Akio Shimizu, pare voler rivaleggiare con Wolf Hoffmann, mettendoci del suo un marcato tocco neoclassico. E lo fa alla grande sulla seguente "
Wheels of Fire", altra esplosione sonica dall'anima teutonica, al pari della successiva "
Howling Days", che si sposta maggiormente sull'asse Rage/Brainstorm, ancora con
Shimizu a ritagliarsi la scena. E pensare che il chitarrista era entrato nella band proprio in occasione di "Domestic Booty", ultimo album prima di un lungo break, e se
Morikawa lo aveva anticipato cantando già su "Gypsy Ways" del 1988, il batterista
Isamu Tamaru è invece l'ultimo arrivato (nel 2014 con "Absolute World"), ovviamente alla guida della band troviamo il bassista
Naoto Shibata, da sempre al timone degli
Anthem (e per un breve periodo anche nei Loudness) e ancora oggi il loro principale compositore.
Questo li rende una band rodata e ben affiatata, in grado di guardare al futuro con speranze ed ambizioni, ma pure con un occhio al passato, anche a quello più recente, dato che per chiudere l'album vanno a recuperare un paio di canzoni in precedenza cantate per la maggior parte nella loro lingua natale: "Wayfaring Man" (ora "
Mystic Echoes") e "On and On" (che diventa "
Danger Flight"). E se entrambe meritavano questa opportunità, soprattutto la rockeggiante "On and On", non vanno certo sottovalutate le nuove composizioni, e riprendendone l'excursus, incappiamo in "
Roaring Vortex", un mid-tempo grooveggiante che sorprende andando a esplorare sentieri più quieti e cadenzati, dove un ottimo
Morikawa dà prova della sua versatilità. Con "
Blood Brothers" e la galoppante "
Master of Disaster" si torna a correre, lasciando poi la scena all'estro di
Shimizu sulla strumentale "
Void Ark", quindi le seguenti "
Faster" (che direi influenzata dal Power Metal nordico) e "
Burn down the Wall" hanno l'onore di tenere ben in alto le insegne della formazione nipponica.
Una cinquantina di minuti di energico Heavy Metal, impreziositi da un invidiabile impronta melodica, ed ecco che "
Crimson & Jet Black" è non solo una conferma per gli
Anthem, ma rappresenta anche una sorpresa: quella di immaginarli sin da ora nella mia Top Ten annuale.
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