Il ‘misterioso’ quintetto degli
Undead Prophecies (ex solo Undead) – di loro abbiamo solo gli pseudonimi e sia nelle foto di rito che sul palco si presentano paludati come tetri mietitori di anime - è tornato con un nuovo album di death metal old school nella scia del precedente debut, sempre per
Listenable,
“False prophecies”.
Eh sì!
“Sempiternal void” è uno di quei lavori che a cui non interessa l’integrazione con la fine degli anni 10 di questo secolo, bensì rivendica fiero la sua affinità con la musica uscita – ahimè – un quarto di secolo fa ispirato, per non dire immerso nell’essenza, da ciò che crearono
Death (soprattutto il periodo intorno all’uscita di “
Human”) e una buona fetta di band death metal europee.
Niente di nuovo sulla carta mi direte, ma qui entra in gioco l’abilità del quintetto a fare la differenza. Perché non basta esser cresciuta a pane e
Pestilence se non si hanno capacità esecutive e la testa per metterne in pratica i dettami, cose che gli
Undead Prophecies posseggono in discreta dose.
Le canzoni riescono ad esser potenti e in una certa misura pure eleganti grazie all’inserto di precisi ceselli armonici che non edulcorano l’energia trasmessa.
Riff tagliente, doppia cassa come se piovesse e una manciata di brani che non possono non far sussultare il cuore di un vecchio nostalgico dei tempi che furono (v.
“Suffocated/Vanity”, “Devoured”, “The souls I hunt”) fino alla cover di tempi ancora più nostalgici, ovvero
“Warhead” dei veri, ferali
Venom.
Se vi aggrada l’odierna rivisitazione, oppure band quali
Gruesome o
Vangheld troverete pane per i vostri denti.
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