In tutta onestà non so cos’altro debbano mai fare gli
Allegaeon per imporsi come stella di prima grandezza nel firmamento della nostra musica prediletta.
Ok, gli statunitensi non si vendono granché bene, non sfoggiano costumi di scena o
nickname minacciosi, non si lanciano in mirabolanti dichiarazioni, attingono da un immaginario (fanta)scientifico sin troppo nerdeggiante... eppure, se la qualità conta ancora qualcosina nel mondo del
metal, ci si dovrebbe accorgere di avere a che fare con una compagine che, sino ad oggi, ha immesso sul mercato discografico solo lavori di altissimo livello.
Il nuovo "
Apoptosis", ve lo anticipo senza remora alcuna, prosegue nel medesimo solco di eccellenza tracciato sinora; nel contempo, temo che ciò non basterà a dissipare la fosca coltre di indifferenza che impedisce ai Nostri di farsi definitivamente apprezzare da un pubblico più folto.
Il motivo è presto detto: quest'album picchia duro, contiene un sound più compresso, tecnico e brutale rispetto al precedente, splendido “
Proponent for Sentience”.
Gli
Allegaeon, ormai lo sanno anche i sassi, possono vantare una inusitata perizia strumentale; perizia che peraltro non scema, ma anzi pare come per magia accrescersi, ad ogni avvicendamento in seno alla
line up.
Così, se ritenevate (a ragione) che
Cory Archuleta fosse un bassista mostruoso, aspettate di sentire che combina il nuovo arrivato
Brandon Michael.
Le prestazioni di
Burgess e
Stancel, senza girarci troppo intorno, sono da
guitar hero, ed il combinato disposto di velocità, precisione e fantasia di
Brandon Park saprà deliziare anche i palati più esigenti in tema di
drumming.
Lodi sperticate anche per il cavernoso e possente
growling di
Riley McShane, che si conferma cantante perfetto per conferire ulteriore vigoria alla rinnovata vena estrema percepibile in "
Apoptosis".
Già, perché come scritto in precedenza i nostri baldi musici a stelle e strisce, pur essendo virtuosi dei rispettivi strumenti, quando vogliono pestano come dannati.
Certo: spulciando nella
tracklist emergono parentesi più riflessive ed improntate all'atmosfera -penso all'intro dal sapore cinematografico di "
Tsunami and Submergence", alla strofa con voce in
clean della mastodontica
title track o alla strumentale "
Colors of the Currents", che ha saputo ricordarmi addirittura “
Lightning Song” degli
Anathema-.
Ciò concesso, va evidenziato come buona parte dei 56 minuti che compongono il
platter minacci di buttar giù l'intonaco di chiunque possegga un impianto stereo adeguato e non abbia paura di usarlo.
D’altra parte, che intensità e cattiveria l’avrebbero fatta da padrone lo si poteva già sospettare dalla scelta di “
Stellar Tidal Disruption” quale singolo apripista. “
Interphase // Meiosis” non è da meno, mentre “
Extremeophiles(B)” vanta un riff da antologia del
technical death; e che dire di “
Metaphobia”, uno degli sfoghi più furiosi e violenti di questo primo scorcio di 2019?
Spero di sbagliarmi, ma come scritto in premessa reputo difficile che un album come "
Apoptosis", per quanto convincente, possa far guadagnare agli
Allegaeon posizioni significative nella classifica che conduce al
pantheon del
metal estremo. Questo, d'altra parte, mi rende ancor più risoluto nel perorare la loro causa.
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