È caratterizzato da un sound sinistro e ipnotico il primo lavoro sulla lunga distanza di
Per Wiberg, compianto tastierista degli
Opeth in forza agli
Spiritual Beggars già dal lontano 1998.
Non c’è poi molto delle esperienze passate dello svedese tra i solchi di
“Head Without Eyes”: si passa da omaggi più o meno evidenti all’opera di Hawkwind e Van Der Graaf Generator (
“Anywhere The Blood Flows”, “Pile Of Nothing”) ad atmosfere a cavallo tra Talk Talk e dark-wave (
“Let The Water Take Me Home”, “Pass On The Fear”), da tracce proto-progressive e orecchiabili (
“Get Your Boots On”) a episodi che strizzano l’occhio al krautrock (la conclusiva
“Fader”).
Troppa carne al fuoco per soli 45 minuti di musica? Forse sì, ma la particolarità della proposta e il risultato finale penso che premino un lavoro fatto chiaramente per il piacere di farlo e non per dover rispettare qualche scadenza imposta dall’alto.
Va benissimo così.
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