La
Blood Harvest continua con la sua opera di setaccio nei meandri oscuri del death metal underground e, a questo giro, fra le maglie attente dell’etichetta svedese sono rimasti “impigliati” i californiani
Crematory Stench. La band statunitense, dopo l’omonimo EP uscito qualche anno addietro, ci regala questo secondo lavoro costituito da un intro più quattro inediti di death metal old school che non disdegna di strizzare l’occhio a inserti più propriamente doom.
Il titolo
“Grotesque deformities” profuma di anni 90 ancor prima di premere play ma è, una volta che la musica parte, che il viaggio nel tempo prende via via una forma sempre più definita. L’intro “
Interlude” - sembra uscita da un film horror anni 80 – ci conduce per mano a “Septic
offal”, il cui mood a cavallo fra death e doom, riporta ai vecchi, immensi,
Autopsy (o se preferite qualcosa di fresco 2019 il debut degli
Ossuary) e qualcosa dei primordi del death svedese ma senza i toni settati in midrange.
A pelle le sensazioni sono molto buone, l’atmosfera ricreata dai
Crematory Stench è quella giusta: secca, malata con accenni non troppo esagerati di riverberi.
La traccia seguente è la titletrack: altrettanto marcia anche se i ritmi sono più accelerati, dando al pezzo un andamento più folle e schizofrenico ben contenuto nella sua durata inferiore ai tre minuti.
“Hypothermic expiry” è quella più ispirata ai
Death (periodo
“Scream bloody gore” ovviamente!) del lotto, una scheggia di puro death metal americano nella sua più classica definizione che sfocia nel riff finale.
Chiude l’EP il pezzo più lungo di
“Grotesque deformities”; “
Slumber” sfiora infatti i sette minuti. Parte con un midtempo sostenuto da un riff armonico, atmosferico e sporco per poi proseguire ancora su lidi cari ai già citati
Autopsy con l’altrettanto classico D-beat. Nel complesso risulta una canzone ben strutturata, senza cali o improvvisazioni, in cui i cambi di tempo si amalgamano con naturalezza.
Che dire oltre? La scoperta dei
Crematory Stench si è rivelata una piacevolissima sorpresa, la band californiana, se si gioca bene le proprie carte, potrà togliersi parecchie soddisfazioni nell’affollato acquario del death metal a stelle e strisce.
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