Alzi la mano chi conosceva i
Laetitia In Holocaust ? Dai non vi atteggiate, non c’è da vergognarsi se in mezzo a tanta inutilità digitale e plastificata si è arrivati in ritardo con una grande band … quello che però mi fa riflettere ed imbestialire allo stesso tempo, è come sia possibile che l’immondizia prevalga sull’oro e si sprechino tempo e fatica, a parlare del nulla musicale che spesso ci circonda, quando invece esistono delle realtà come questa che, purtroppo, rimangono impigliate nella (non)logica della music business … Ma cos’hanno i
Laetitia in Holocaust di così speciale ? Molto, tanto … Innanzitutto sono italianissimi (e un po’ di sano patriottismo non guasta mai) , il qui presente
“Fauci Tra Fauci” è addirittura il loro terzo full lenght (e dunque siamo ancor più colpevoli se non li conosciamo) e ci propongono un black metal che per pura comodità definiremo avantgarde ma in realtà potremmo semplicemente dire che sono una delle poche bands in giro ad avere un sound unico e personale! Nei setti pezzi che compongono l’album ci sono certamente dei momenti che possono far pensare a
Ved Buens Ende e
Spite Extreme Wing (non proprio delle bands accessibili per tutti …) ma la vera punta di forza della band è la fantasia e il gusto compositivo davvero fuori dal comune. Nell’arco dell’album non c’è un solo minuto che sia un riempitivo, un passaggio a vuoto o una stonatura, tutto si incastra perfettamente e trova la sua sublimazione artistica in una produzione, scarna, snella ed essenziale, che mettendo al bando qualsiasi orpello, dimostra, ancora una volta, come la qualità non abbia bisogno di troppa pomposità . Iniziando dall’opener
“Diva Fortuna” si viene travolti da una serie di riffs affilatissimi e da armonie non proprie comuni, per non parlare del drumming sempre preciso e fantasioso, altrettanto potrebbe dirsi per la seguente
“Through The Eyes Of Argo” dove il colpo di scena (e di classe) è dato da un arpeggio di chitarra acustica che, posto sul finale, sa infondere a tutto il pezzo un fortissimo flavour medievale … Da infarto
“In Cruelty And Joy” dove l’anima più sperimentale del gruppo viene fuori in tutta la sua genialità confezionando un brano S-P-E-T-T-A-C-O-L-A-R-E ! La seguente
“Exile” è una semplice song per piano e voce, e posta a metà album, pur non essendo eccezionale e mettendo piuttosto in evidenza alcune lacune in fase di clean vocals, mostra tutto il coraggio e la voglia di osare della band che non ha paura di sperimentare e di mettersi in gioco in ogni momento. Se poi proprio non avete tempo o non credete a quello che vi dico, andati dritti all’ultima traccia
“Gods In The Swarm”, chiudete gli occhi e lasciatevi trasportare dalla magia del pezzo per oltre 9 minuti di “montagne russe emozionali” che smuoverebbero anche uno spirito di pietra … Bando alle ciance truci capelloni che leggerete queste righe e date una possibilità a quest’album, fatelo girare almeno una volta nel vostro lettore, fatelo per la vostra gioia metallica e per la gioia delle vostre orecchie … Laggiù nel sottobosco più oscuro e profondo, le gemme più nascoste risplendono di luce propria …
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